Il suolo è un luogo pullulante di vita e non sempre si fa bene nel lavorare la terra (che non vuol dire solo vangare). Anzi, il suolo è il luogo più biodiverso che ci sia. Ospita infinite forme microscopiche e altrettante macroscopiche, animali e vegetali. Nel suolo tutti questi esseri viventi trovano riparo e nutrimento, ma sono allo stesso tempo loro stessi a creare questo ambiente che caratterizza il nostro pianeta, che si chiama, per l’appunto, Terra. Si può dire che in quei pochi centimetri di materia, che ricoprono parte della crosta terrestre, si incontrano il cielo e la terra. Qui il sole offre l’energia per il compimento della fotosintesi, la CO2 si trasforma in zuccheri, mattoncini della materia organica. Quando questa incontra la roccia madre, si forma il suolo. Un matrimonio impossibile senza l’intervento della microbiologia. Servono secoli perché se ne formi un solo centimetro e una stagione di interventi sbagliati per perderne molto di più. Il suolo ha bisogno di attuare cicli di rigenerazione del suolo, per questo deve conservare la biodiversità capace di compierli.

Lavorare la terra, è giusto farlo?

L’intervento dell’uomo, purtroppo, ha già distrutto una grandissima parte di questa preziosa e complessa materia formatasi in miliardi di anni di evoluzione. E il processo distruttivo si è accelerato con lo sviluppo dell’agricoltura industriale, fatta di grandi mezzi e interventi chimici per la coltivazione. Se non vogliamo che il nostro pianeta diventi completamente inospitale per noi dobbiamo permettere al suolo di rigenerarsi e, visti i danni fatti fino a qui, favorire tali processi in ogni modo, anche occupandoci di un piccolo orto. Ecco dieci strategie per aiutare il suolo a tornare vitale. 

Se non vogliamo che il nostro pianeta diventi completamente inospitale per noi dobbiamo permettere al suolo di rigenerarsi e favorire in ogni modo processi costruttivi, anche occupandoci di un piccolo orto. Fabio Pinzi

Non disturbarlo con troppe lavorazioni

Gli organismi che vivono nel suolo occupano diverse nicchie ecologiche. Quando effettuiamo delle lavorazioni allo scopo di favorire l’attecchimento delle nostre colture, andiamo a disturbare queste nicchie. Più sarà profonda e invasiva la lavorazione e più tempo impiegherà la vita a ripristinare un equilibrio. In agricoltura è inevitabile questa attività di disturbo, ma possiamo effettuare i nostri interventi in modo da fare meno danno possibile. Vanno evitate per esempio le lavorazioni che stravolgono la stratificazione dei livelli del suolo e l’utilizzo di sostanze chimiche che interferiscono con i processi naturali.

Utilizzando la forca vanga si arieggia il suolo senza rigirarlo

Permetti all’aria e all’acqua di penetrare

Le forme di vita del suolo hanno spesso bisogno per vivere di ossigeno, proprio come noi. Per questo la terra deve mantenersi sempre porosa. Una terra sana, ricca di vita, è piena di micro-cavità e l’aria può penetrarvi facilmente fino ad una certa profondità. Man mano che la terra perde materia organica e quando non presenta una copertura naturale che la difenda dagli agenti atmosferici, perde la sua porosità e si forma una sorta di crosta che non permette gli scambi gassosi. Se abbiamo crosta sull’orto dobbiamo romperla per far respirare gli ortaggi, ma se avremo lavorato in sintonia con la natura il problema non si porrà. Attraverso questi micro canali si muove anche l’acqua, una terra compatta e senza vita non farà penetrare acqua in profondità a danno delle falde acquifere e della stabilità idrogeologica. 

Evita la suola di lavorazione

Arando la terra con un mezzo meccanico, un trattore o una motozappa, si può formare ad una certa profondità un compattamento del suolo, che intervento dopo intervento, formerà uno strato sempre più impenetrabile per le radici. Per le piante sarà come vivere in un vaso con poca terra a disposizione. Anche l’assorbimento dell’acqua sarà sfavorito da questo fenomeno. Un ripuntatore nelle grandi estensioni e una grelinette nel piccolo orto permettono di rompere la suola di lavorazione. 

Lascia le radici nella terra

Intorno alle radici delle piante, nella cosiddetta rizosfera, vivono microorganismi simbionti, batteri benefici e patogeni, funghi micro e macroscopici, ma anche macrorganismi come anellidi, artropodi, molluschi. Se estraiamo le radici delle piante che coltiviamo distruggiamo in un batter d’occhio il loro mondo. Invece lasciando le radici nella terra queste continueranno a fornire nutrimento e decomponendosi lasceranno aperti canali di passaggio per aria, acqua e altri abitanti del suolo. 

Una manciata di suolo ricco di radici

Favorisci la presenza di lombrichi

I lombrichi sono gli abitanti più noti del suolo, mangiatori e lavoratori instancabili non possono mancare in una terra sana. Ogni giorno compiono percorsi verticali sugli strati del suolo, mangiando la materia organica in decomposizione che trovano in superficie e mischiandola, nello loro apparato digerente, con la polvere della roccia madre che ingurgitano in profondità. Ne deriva un humus di lombrico ricchissimo di nutrienti, perfetto per la crescita delle piante. Cerchiamo di non disturbarli con lavorazioni frequenti e non uccidiamoli con concimi chimici o prodotti fitosanitari. E facciamoli prosperare anche in apposte compostiere per utilizzare il loro fertilissimo vermicompost. 

Favorisci la biodiversità

Il suolo è il regno della biodiversità, il 95% di quella terrestre vive proprio là e la presenza di così tante forme di vita è necessaria al mantenimento di un equilibrio. Inoltre vanno considerati tutti gli esseri viventi che, in vario modo, dipendono dal suolo e hanno su di esso un impatto. Le monocolture o i pascoli intensivi hanno conseguenze negative sul suolo, mentre un bosco misto riesce a creare un impareggiabile strato di fertile e profumato humus. Osservando e copiando la natura si scoprono ottime strategie per la fertilità del suolo.

Nutri la microbiologia del suolo

Tutto il brulichio di vita di cui abbiamo parlato fin qui, ha bisogno di mangiare per prosperare e moltiplicarsi. I vegetali lo sanno, per questo donano al suolo, attraverso le radici, circa il 30% degli zuccheri che producono con la fotosintesi. Il consiglio è di tenere nella terra piante vive il più a lungo possibile anche utilizzando la tecnica del sovescio, che prevede di far crescere una pianta al solo fine di nutrire il suolo. Prima che termini il suo ciclo vitale le piante da sovescio vengono tagliate e lasciate nella terra per il processo di decomposizione. Un altro nutrimento utile per la terra è il brf, il cippato di ramaglie fresche, che integrato nella terra nutre e fa prosperare i funghi che decomponendo la lignina ci donano humus.

Bfr, cippato di ramaglie fresce da interrare nel suolo

Tieni sempre la terra coperta

La pacciamatura, ovvero la copertura del suolo, fatta con materia organica viva, ma più spesso morta, è una tecnica che aiuta molto la salute del suolo. Una coperta di paglia, fieno, lana, segatura, foglie o trifoglio nano rilascia nutrimento al suolo, lo difende dagli eccessi di caldo e di freddo, riduce l’evaporazione d’acqua, limita la crescita delle erbe spontanee, evita il compattamento, il dilavamento e la creazione di una crosta. Anche in questo caso stiamo imitando la natura che non lascia mai scoperto il suolo, se non ne deserto e nelle rocce più impervie. 

pacciamatura per albero da frutto

Alterna le tue colture

Ciascuna pianta per vivere ha bisogno di un suo mix di sostanze nutritive, diverso per ciascuna specie. Se coltiviamo troppo a lungo piante uguali o dalle esigenze simili finiremo per far esaurire nel suolo gli elementi di cui si nutrono. Alternare le colture dà il tempo alla terra di rigenerare i nutrienti, opera che compie grazie ad altre piante e organismi. Inoltre cambiare spesso coltura limita malattie e parassiti che, una volta giunti in un territorio, tendono a rimanere fin quando saranno presenti piante interessanti per loro. 

Reintegra l’humus

Anno dopo anno le nostre coltivazioni orticole consumano humus. In realtà, se non raccogliessimo gli ortaggi, i cicli di rigenerazione naturale ne reintegrerebbero sempre la parte mancante. Dal momento che sottraiamo alla terra tante sostanze con i nostri raccolti c’è bisogno di restituirle quanto consumato. Lo si fa aggiungendo compost, stallatico, letame, sovescio e altra materia organica. 

Francesca Della Giovampaola


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Libri consigliati
Il suolo un patrimonio da salvareed. Slow Food, di Claude e Lydia Bourguignon 
Agricoltura organica e rigenerativa, di Matteo Mancini. Edizioni Terra Nuova

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