I nostri nonni ci hanno insegnato a vangare il terreno (di solito si fa a fine autunno, a novembre), ovvero a far penetrare la vanga in profondità e rigirare la zolla di terra allo scopo di diserbare e rendere il suolo più idoneo allo sviluppo degli ortaggi. Ma è davvero utile la pratica della vangatura? C’è davvero bisogno di vangare? In questo articolo vediamo i pro e i contro della vangatura e come prendersi cura del suolo senza stravolgere i suoi strati naturali e perdere fertilità .
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Quando si effettua la vangatura
Le lavorazioni del terreno vanno effettuate sempre quando il suolo è in tempera, ovvero quando non è troppo bagnato e non è troppo secco. Questo particolare stato del suolo si può raggiungere più facilmente in autunno e a primavera. Se lavoriamo il terreno quando è troppo bagnato rischiamo di creare compattamento e un suolo non accogliente per le radici delle piante. Se il suolo è secco invece sarà impossibile da penetrare oppure troppo polveroso. La vangatura del terreno si esegue con la vanga, un attrezzo simile a una pala, ma con un terminale solitamente a punta. La vangatura ha lo scopo di tenere sciolto e drenante il suolo e di eliminare le erbe spontanee che vengono interrate e uccise. Le erbe in profondità dovrebbero anche aggiungere materia organica al suolo e arricchirlo decomponendosi. Come vedremo, in realtà , la vangatura tradizionale non offre nessuno di questi servizi.
Questo tipo di vangatura si esegue alla fine della produzione orticola estiva, per preparare la terra per gli ortaggi invernali, oppure in primavera, prima di effettuare semine e trapianti delle colture estive.
La doppia vangatura
Si parla di  vangatura anche nelle lavorazioni biointensive (che servono ad arricchire il suolo per massimizzare la produzione in poco spazio), ma in questo caso la lavorazione si effettua in modo diverso e le zolle di terra non vengono mai capovolte.
Nel biointensivo la tecnica si chiama “doppia vangatura” e prevede di aggiunge al terreno, in profondità , materiale poroso come il biochar, carbone vegetale attivato con microrganismi. In superficie si aggiunge anche compost, ma invece di ribaltare la zolla, si trasla il pezzo di terra in avanti, per aprire un varco e lavorare più in profondità senza mai rigirarne gli strati. Abbiamo parlato ampiamente di questa tecnica nel corso il suolo è vita con l’agricoltore e biologo Cristiano Gallinella.
doppia vangatura
Perché non bisogna vangare girando la zolla
Quando si effettua una vangatura rigirando la zolla, si stravolge la stratigrafia del suolo con conseguenze negative per il terreno. Invertendo il naturale posizionamento della vita microbica creiamo infatti uno squilibrio nel suolo. Batteri, microrganismi e funghi che vivono sotto i primi centimetri di terreno, in un ambiente anaerobico (assenza di ossigeno), si trovano improvvisamente in superficie, in una zona a loro non congeniale. Viceversa: la vita microbica che è in superficie e ha più bisogno di aria (ambiente aerobico) si trova dopo la vangatura negli strati più bassi, senza ossigeno.
La pratica della vangatura quindi, se prevede un ribaltamento della zolla, porta a una riduzione della microbiologia del suolo, che è fondamentale per lo sviluppo delle piante. Questo tipo di vangatura causa un doppio danno: oltre ad uccidere i microrganismi risvegliava anche i semi dormienti delle erbe spontanee che erano nella parte bassa del terreno. Anziché avere un effetto di diserbo, con la vangatura otteniamo l’esatto contrario avendo risvegliato semi interrati di erbe spontanee che germineranno presto.
non vangare il terreno rigirando la zolla
Alternative alla vangatura
Ci sono molte alternative alla classica vangatura per la gestione del terreno, buone pratiche che ci consentono di rigenerare i nostri suoli. Oltre a quelle che prevedono mezzi e attrezzi agricoli, possiamo anche lavorare sulla microbiologia applicando al suolo delle ricette fai da te. Questa pratica è fondamentale per dare al nostro terreno abbastanza “vita”, arricchirlo di microrganismi in grado di decomporre la materia organica e creare humus fertile. Da questa pagina puoi scaricare tre ricette gratuite per rigenerare il tuo terreno.
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Grelinette o bioforca
Ci sono attrezzi alternativi alla vanga che sono molto più rispettosi del suolo. Il loro utilizzo non prevede il ribaltamento della zolla, ma un arieggiamento e la rottura dell’eventuale suola di lavorazione sotterranea. Si fanno penetrare i lunghi denti dentro al suolo e si muove leggermente la forca. La grelinette, o bioforca, aiuta a decompattare il suolo, ma soprattutto porta ossigeno nel terreno, necessario a far decomporre le radici delle colture precedenti. A fare la vera lavorazione del suolo sono sempre i micro e macrorganismi che vivono nel suolo e che nutriamo con le radici. I primi anni, se il suolo non è pronto, la bioforca non andrà molto in profondità , non bisogna forzare. Significa che bisogna aggiungere sostanza organica e usare piante con le radici appropriate: è bene coprire il suolo e seminare cover crops, sovescio, o altre piante adatte a ridurre il compattamento. Lo spiega molto bene l’agricoltore Matteo Mazzola dell’azienda Agricola Iside in questo video del Bosco di Ogigia.
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grelinette o bioforca di Matteo Mazzola. Hanno denti a lunghezza variabile
Forca Vanga
La forca vanga ha una funzione molto simile alla grelinette, è semplicemente un attrezzo più leggero e adatto a terreni più piccoli. Alla forca vanga possiamo aggiungere un “pedale”, per lavorare più facilmente, anche in questo caso facciamo entrare i denti nel terreno arieggiando come facciamo con la bioforca.
Suolo pacciamato senza vangare
Ci sono tecniche di coltivazione che non prevedono nessuna lavorazione del terreno con attrezzi manuali, come l’orto sinergico o la Coltivazione Elementare. Anche in questo caso si copre il suolo (la pacciamatura è fondamentale), e la materia naturale in decomposizione, insieme alla presenza costante di radici nel terreno, aiuterà la formazione di suolo fertile.
Copertura del suolo per alcuni mesi
Un altro metodo molto semplice per avere un suolo pronto per i trapianti è la copertura con teli scuri che non lasciano passare la luce. Di solito si copre la superficie in autunno e si lascia coperta per alcuni mesi, in questo modo le erbe spontanee moriranno andando a nutrire i soliti organismi del suolo che lavorano al posto nostro. In primavera togliendo il telo coprente potremo fare direttamente i trapianti se il suolo lo permette, o svolgere leggere lavorazioni manuali con grelinette o forca vanga. Anche questa tecnica, così come il tema della pacciamatura e della doppia vangatura, è trattato in maniera approfondita nel nostro corso il suolo è vita.
No dig. Metodo senza vangare
Un altro metodo che non prevede alcuna vangatura è il “No dig”, lo dice la parola stessa: senza scavo, senza lavorazioni. Questa tecnica, sviluppata dall’agricoltore inglese Charles Dowding, parte dal presupposto che meno si tocca il terreno e più lo si rende fertile e in salute. Nel No dig si apportano grandi quantitativi di compost di qualità per nutrire il suolo.
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La Cura della Terra, di F.Della Giovampaola, ed Mondadori
Il suolo, un patrimonio da salvare di Claude e Lydia Bourguignon, Slow Food edition
Coltivare bio con successo. Di Jean-Martin Fortier, ed Terra Nuova
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Ho appena finito di legge “La cura della terra”. Il libro è bello da leggere e, nonostante i danni che l’uomo sta causando all’ambiente, lascia sperare che qualcosa sta cambiando per il futuro. Complimenti all’autrice per tutto quello che fa.
Ciao Francesco, grazie mille del tuo feedback e un caro saluto. Andiamo avanti!