L’agricoltura è il pilastro su cui si basano le nostre civiltà sedentarie. La storia ci ha dimostrato che se viene a mancare la fertilità del suolo anche le più potenti civiltà possono cadere. Alla base di una cultura duratura c’è una agricoltura sostenibile, cioè produttrice di cibo sano, abbondante e per sempre. E alla base di questa agricoltura troviamo il suolo. L’agricoltura naturale, per esser sostenibile, non si accontenta di non usare prodotti chimici, ma guarda oltre la certificazione biologica e instaura una simbiosi fra il suolo, le piante e tutte le forme di vita, incluso l’uomo. Coltivare naturale vuoi dire creare ecosistemi vivi.

In questo articolo vedremo come rigenerare il suolo per coltivare più facilmente e con maggior piacere il nostro orto o food forest.

Dobbiamo pensare al suolo come un organismo vivente. E’ nostro dovere rigenerare il suolo

Il suolo, un mega organismo

Per molti il suolo è ancora semplice terra, un substrato inerte di lavorazione, utile solo al sostegno fisico delle piante. Che peccato! In suolo è più affascinante di quanto pensiamo con i suoi miliardi di esseri viventi in gran parte ancora sconosciuti. Chi conosce le meraviglie delle simbiosi tra piante e microrganismi vede il suolo come un mega organismo, vivo e in movimento. Le scoperte sui microrganismi del suolo hanno aperto un mondo ai contadini. Adesso sappiamo che le piante si nutrono grazie a complesse e multiple collaborazioni con insetti e microrganismi del suolo. In cambio di varie secretazioni radicali, i microrganismi nutrono la pianta e rendono disponibili nel suolo i vari elementi nutritivi necessari al suo sviluppo.

Mi piace dire che coltivo il suolo e non le piante. Curando il suolo ne consegue che le piante crescono naturalmente più sane e hanno raramente problemi che richiedano un intervento diretto. Ma non tutti noi abbiamo la fortuna di cominciare a coltivare là dove il terreno è già perfetto. Spesso ci ritroviamo alle prese con suoli degradati, fisicamente e chimicamente. In questi casi come si fa a ripristinare la loro fertilità?

Foto “macro” del suolo. Nel suolo ci sono milioni di microrganismi, di cui non conosciamo la funzione

L’albero cresce nel bosco

Giusto?! Si si, è davvero così in natura! Ti invito a fare una passeggiata nel bosco, osserviamo insieme. L’occhio attento noterà alcuni principi sempre validi, ovunque nel mondo e in tutti i climi.

Avvicinandoci al bosco, prima di entrare, ci rendiamo conto che al margine di una foresta le prime piante ad accoglierci non sono alberi, ma rovi e arbusti. Sai quelle meravigliose piante che regalano more, rose canine ed altre delicatezze! Fermiamoci qui il tempo di raccogliere golosamente qualche bacca e osserviamo il suolo: vedi, è diverso dal campo a fianco. Là dove crescono rovi e arbusti, dentro alla loro chioma, la terra è più bella. Meno compatta e di un colore più scuro, ha un leggero profumo di bosco. Possiamo già osservare una struttura tondeggiante delle particelle di suolo, agglomerate fra di loro grazie a una ragnatela di funghi benefici e micorrize. Alcuni insetti sono scappati rapidamente appena abbiamo messo la mano nel suolo. Di tutti i colori dell’arcobaleno, ciascuno ha il suo ruolo e le loro interazioni sono propedeutiche alla salute delle piante e alla difesa contro insetti patogeni. Hai notato che abbiamo davanti a noi un insieme più grande rispetto alla somma di ogni componente? Stiamo osservando una simbiosi.

Gli arbusti proteggono il suolo e gli alberi

La chioma delle piante “preboschive” protegge il suolo dal sole. Le loro radici permettono all’ossigeno e l’acqua piovana di penetrare meglio nel suolo, aiutano lo sviluppo dei microrganismi benefici. Decomponendosi, le loro foglie creano un ricco humus. Le loro spine sono una barriera naturale per gli erbivori e il rifugio ideale per gli uccelli, i quali nidificano e apportano semi. Una parte di questi semi cadono a terra, lì, al riparo nella chioma, protetti dagli elementi atmosferici e dagli erbivori. La natura ci insegna quali siano le condizioni ideali per far crescere un alberello.  Con il passare delle stagioni allargando i suoi rami, produce ombra ed incoraggia gli arbusti che l’hanno cullato a spostarsi fuori dalla portata della sua chioma per vivere in pieno sole. Davanti ai nostri occhi stiamo osservando il lento, ma perpetuo, movimento della foresta.

Tavola didattica, rappresentazione del suolo. A cura di Giada Ungredda

Tavola didattica, rappresentazione del suolo per il corso Il suolo è vita. A cura di Giada Ungredda

Come adottare questi principi nei nostri orti?

È super facile! Scegliamo alcune piante, senza spine è ancora meglio, che crescano rapidamente e che ricrescano anche se le capitozziamo. Piante che avranno nel nostro campo la stessa identica funzione ecologica degli arbusti che abbiamo osservato al bordo del bosco.

Esempi di piante di supporto per il nord italia:

Per il sud Italia possiamo inserire anche piante provenienti da zone calde e siccitose come:

  • Prosopis juliflora
  • Gliricidia sepium (leguminosa)
  • Albizia lebbeck
  • Leuceaena leucocephala
  • Allocasurina torulosa

Intercaliamo le colture con le piante fertilizzanti che abbiamo scelto. Non preoccuparti di metterne troppe, più ce ne sono e più velocemente il suolo diventerà fertile. Osserviamo cosa succede per capire come dobbiamo accompagnare il giovane ecosistema. Gli alberi fertilizzanti si sviluppano molto più rapidamente rispetto agli alberi da frutto. Ottimo così! Creano una piacevole ombra durante i periodi di siccità. In autunno, periodo delle piogge, le piante perdono le loro foglie creando una super pacciamatura, giusto?! Osserviamo il clima, nei mesi di settembre e ottobre le temperature diventano più basse e le piogge più frequenti rispetto ad agosto. In questo momento dell’anno possiamo aiutare il nostro giardino a fare ancora meglio: utilizzando un seghetto, un macete o un’accetta potiamo le piante fertilizzanti. Facciamolo insieme e vedrai che non mi preoccupo della loro forma, taglio tutto quello che serve, ad alcune piante rimane solo il tronco. Non importa, ripartiranno e in primavera saranno già più grandi rispetto agli alberi da frutto. Così facendo d’estate abbiamo dell’ombra e le nostre piante hanno meno sete e d’inverno, dopo aver potato, il sole illumina bene il campo. Rami e foglie potati servono da pacciamatura fertilizzante per le nostre colture. Stagione dopo stagione, gli alberi ed arbusti fertilizzanti scompaiono, man mano che le utilizziamo per fertilizzare il suolo. Coltiviamo come ci ha insegnato la natura, facciamo come lei ed insieme a lei.

Davanti ai nostri occhi, i nostri alberi da frutto e frutti di bosco escono fuori dal tumulto creato volutamente e ci regalano un lussureggiante panorama di cibo sano. Dopo dieci stagioni, sopra di loro, ogni 30-40 metri all’incirca, rimangono solo pochi alberi fertilizzanti, maestose piante, vecchi aiutanti dei primi anni di coltivazione. I loro rami potati alti sono il rifugio ideale per famiglie di uccelli insettivori e rapaci mangiatori di topi.

Uno stagno arricchisce di biodiversità

L’acqua è vita

Tutte le forme di vita che conosciamo hanno bisogno di acqua per vivere. Quasi ovunque nel mondo piove tutti gli anni, ma anche i deserti più aridi sono inondazioni in attesa di accadere. L’acqua piovana è la migliore per far crescere piante, tutti abbiamo vissuto il piacere della prima pioggia dopo qualche mese di siccità, durante i quali, nonostante le nostre annaffiature, le piante crescono lentamente. Tutti abbiamo visto le piante esplodere di vigore dopo questa prima pioggia. Coltivo un campo in Africa, di mezzo ettaro, nel nord Senegal. Insieme ad Abdoulaye e alla sua famiglia, in questo clima estremo, desertico, il potere dell’acqua piovana è ancora più evidente, più bello e potente. Ma anche in Italia, al nord come al sud, si osserva facilmente quanto sto descrivendo.

Strategie per la conservazione dell’acqua

Esistono mille strategie per trattenere l’acqua piovana e renderla naturalmente disponibile alle nostre coltivazioni, anche durante periodi di siccità prolungati. I più spericolati di noi si interesseranno al metodo keyline, un’ottima soluzione per terreni di media e grande dimensioni. Per i giardini più piccoli e per i meno esperti esistono alcune soluzioni semplici.

L’idea è semplice: l’acqua esposta al sole evapora quindi la dobbiamo stoccare là dove serve e al riparo dal sole: nel suolo! Come possiamo fare?

Pacciamatura

La pacciamatura è un strato di materiale organico disposto alla base delle nostre piante: foglie, sfalci di erba, paglia, ecc. L’obiettivo è nascondere il suolo dai caldi raggi del sole e ridurre l’evaporazione della rugiada. Se non abbiamo altro possiamo anche pacciamare con dei sassi. La natura selvaggia pacciama il suolo, sempre. Torniamo per un po’ nella nostra foresta, che piacere stare lì! Guarda per terra: non vedi suolo, ma un bello strato di materia organica in decomposizione, casa di miliardi di esseri viventi. Scaviamo gentilmente e vedrai che il soprassuolo è un amalgama di insetti, microrganismi, materia organica in decomposizione e una gigantesca ragnatela di radici di tutte le dimensioni, tutte abbracciate tra di loro. Nei nostri giardini non ci interessa avere il terreno pacciamato solo ad inizio primavera, quando piove molto, e dobbiamo permettere al suolo di riscaldarsi più velocemente e di compattarsi meno. Però occhio, un terreno senza radici vive si compatta, che sia pacciamato o meno.

Ombreggiamento

Ovvio nei climi aridi ,ma anche molto valido nei climi più temperati o in montagna. Ci interessa creare ombra durante la stagione calda. Gli alberi fertilizzanti come abbiamo visto prima sono un’ottima soluzione perché se vediamo che la loro ombra disturba le nostre coltivazioni possiamo decidere subito di potarli.

Bio fertilizzanti autoprodotti

Ritorniamo insieme al bordo del bosco, avrai notato un’altra cosa. Non parlo solo del fantastico sapore delle bacche che hai assaggiato, goloso! I microrganismi sono più numerosi e più diversificati nella foresta che in un campo coltivato convenzionalmente. Per creare un ecosistema vivente dobbiamo anche accompagnare le piante con microrganismi benefici. Sono loro a creare il sistema immunitario del suolo e delle piante. Nell’agricoltura ci sono due possibilità:

  • sterilizzare il campo come se fosse una sala operatoria con una vasta panoplia di veleni costosi. Attenzione però, il primo microrganismo a colonizzare una foglie ben pulita sarà spesso un patogeno
  • Inoculare, ricoprire le nostre coltivazioni di microrganismi benefici. Saranno loro a combattere i patogeni.

Scelgo la seconda soluzione. Ti propongo di utilizzare due bio preparati complementari.

Il compost con letame

Non parlo della classica compostiera ma di un termo compost. Cioè un cumulo di minimo un metro cubo preparato in una volta sola e composto da:

  • ⅓ di erba fresca
  • ⅓ di letame fresco, qualsiasi ma non del pellettato
  • ⅓ di paglia

Questo cumulo si riscalda e raggiunge oltre 60°C. Va girato una volta alla settimana. Dopo 5 settimane è pronto. Il terriccio ottenuto è scuro, tondeggiante, ha un buon profumo ed è ricco di elementi nutritivi, ma anche di microrganismi che vivono in simbiosi con le piante. Va messo sotto alla pacciamatura. Essendo  aerobico non va mai interrato. Al massimo si mischia con la parte superficiale del suolo grazie a un rastrello. Questo termo compost è vivo, per mantenerlo tale devi farci crescere delle piante. Felicitazioni, quello che hai creato assomiglia all’humus del bosco. Sarà ottimo per tutti tipi di coltivazioni.

fertilità suolo

una manciata di buon compost

Biofertilizzante fogliare autoprodotto

Adesso che abbiamo curato il suolo dobbiamo anche proteggere le foglie delle nostre piante. Ecco la ricetta di un fertilizzante fogliare che nutre le piante e le inocula di una serie di microrganismi benefici.

Dentro a un bidone con chiusura ermetica facciamo fermentare insieme:

  • 40 kg di letame fresco, qualsiasi
  • 2 kg di zucchero
  • 200gr di lievito di birra fresco
  • Un po’ di pasta madre
  • 3 litri di latte
  • 2 kg di cenere
  • Dell’acqua senza cloro

Il materiale:

  • Una bottiglia d’acqua
  • Un tubo per annaffiatura di circa 1 metro, che possa entrare nella bottiglia d’acqua
  • Un bidone di 150L con parete opaca e un tappo ermetico
  • Un raccordo passa parete
  • Un secchio di plastica da 20 litri
  • Dell’amore e un sorriso

La procedura:

  1. Riempire ¾ del secchio di plastica con dell’acqua tiepida senza cloro. Diluire dentro lo zucchero e mescolare con la mano per assicurarsi che l’acqua non sia troppa calda. Aggiungere il lievito di birra ed attendere che faccia delle bolle. Aggiungere un po’ di letame e mescolare.
  2. Mettere tutto il letame nel bidone e riempirlo a metà di acqua senza cloro. Mescolare bene
  3. Aggiungere la cenere. Mescolare
  4. Aggiungere il latte e la pasta madre. Mescolare
  5. Aggiungere il contenuto del secchio e mescolare

A questo punto potete chiudere ermeticamente il bidone. Precedentemente avrete fatto un buco nel tappo e, grazie all’attacco passa parete, fissato il tubo di annaffiatura. Quindi una volta che il bidone è chiuso, un’estremità del tubo è fissata al tappo e l’altra va immersa nella bottiglia di plastica riempita di acqua. Il tubo e la bottiglia permettono al gas di uscire, ma impediscono all’aria di entrare. Dopo poche ore vedrete dell’aria uscire del tubo. Dopo 40 giorni il preparato è pronto. Filtrare il liquido, diluirlo 1 a 10 con dell’acqua senza cloro e, con una pompa a spalla, irrorare le piante da trattare la sera al momento del tramonto. Spargendo questi microrganismi autoprodotti ho sempre la sensazione di dare la polvere magica di Trilli perché le piante crescono molto più velocemente, alzandosi verso il cielo.

Questi metodi funzionano nelle condizioni più difficili

Con queste semplici tecniche siete in grado di coltivare i vostri orti, frutteti, fiori e prati. Ho lavorato con terreni molto denaturati, senza fertilità e con grandissime carenze nutritive. Troppa argilla in Italia, troppe piogge in India, solo sabbia e caldo in Senegal, troppo freddo in Inghilterra. Non importa quali siano le condizioni del suolo a disposizione, possiamo coltivare quasi ovunque nel mondo e ripristinare la fertilità persino dei deserti. Non è difficile, basta osservare quello che ti circonda, fare passeggiate in natura e riconoscere i fenomeni spontanei di rigenerazione già in atto oggi nel nostro giardino.

Veri giardinieri del mondo, coltiviamo la vita. L’uomo ritrova il suo giusto ruolo nella natura: coltivatore delle simbiosi fra tutti esseri viventi, all’interno di un ecosistema senza confini dove il centro è ovunque e per tutti allo stesso momento.

Emile Jacquet

Ndr: Emile Jacquet si sta impegnando a rigenerare il suolo in Africa con il progetto Fruiting the Desert. Puoi sostenere il suo lavoro, e quello di Abdoulaye, dalla pagina Tipeee del progetto.

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