L’albero di susino, in questo caso la nota susina mascina di Montepulciano (scosciamonaca), è la pianta più esuberante del Bosco di Ogigia, quella che si riproduce con più facilità tanto che ad ogni stagione sono costretta a eliminare (e regalare) alcuni alberelli nuovi. Fa dei frutti buonissimi facili da conservare in marmellate o essiccati al sole. Questa susina tipica, ben adattata a clima e terreno della zona, è entrata a far parte dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Toscana. Dalle mie parti l’hanno sempre chiamata scosciamonaca, ma adesso il nome ufficiale è susina mascina di Montepulciano.

Susine mature, mascina di Montepulciano

Susine mature appena raccolte, mascina di Montepulciano

Frutto della susina mascina di Montepulciano

Nel comunicato ufficiale Qualità e Sviluppo Rurale, la società partecipata dall’Unione dei Comuni della Valdichiana Senese, che ha curato l’istanza di inserimento nell’elenco dei PAT della susina poliziana, viene così descritta: “Il frutto o drupa è di forma ellissoidale e di piccola pezzatura, con buccia o esocarpo di colore violaceo al raggiungimento della maturazione ed è ricoperto da uno spesso strato di pruina. La polpa o mesocarpo, invece, è di colore giallo e al tatto si presenta poco consistente ma contiene un buon contenuto zuccherino e per questo motivo è molto dolce. Il peso medio di una susina di questa cultivar varia da 25 g a 30 g, ha un diametro trasversale medio di 3/4 cm e longitudinale di 4/6 cm; la maturazione della drupa si ha da metà luglio ad inizio agosto; si precisa, però, che il periodo di maturazione indicato può subire variazioni dovute all’andamento stagionale.

Vitamine e proprietà della susina selvatica

Questa cultivar di susina rispetto alle altre può essere riprodotta o per mezzo di talea innestata su portainnesto franco oppure attraverso la semina diretta del nocciolo e in questo ultimo caso è una particolarità. Il frutto fresco presenta un buon contenuto di zuccheri (oltre il 10%), di vitamine, in particolare le vitamine del gruppo A e del gruppo B, e di oligoelementi come il potassio (100 mg per 100 g). Il frutto viene utilizzato, oltre che per il consumo fresco, anche per la produzione di marmellata di susine senza aggiunta di zuccheri, grazie all’alto contenuto degli stessi presenti nel frutto. La zona storica di produzione della Mascina di Montepulciano è Montepulciano (SI) che si estende per una superficie di 165 kmq e si innalza su un colle alto 605 metri sul livello del mare, ma viene anche coltivata nella zona di Cortona e negli altri territori confinanti.

Mascina di Montepulciano

Frutto di Mascina di Montepulciano

Confermo tutto quanto. Adoro le susine fresche e ne faccio delle scorpacciate cogliendola dall’albero e mangiandola immediatamente, prima che inizi a perdere il suo profumo e il suo sapore. La marmellata, che si può preparare senza aggiungere neanche un cucchiaino di zucchero, mantiene quasi intatto il sapore del frutto fresco. Per conservarla basta chiuderla nei barattoli quando è ancora bollente, così che possa formarsi il sottovuoto. A colazione o a merenda sul pane è una salutare ghiottoneria.

La Moscina di Montepulciano, come tutte le latifoglie, in inverno perde le sue foglie che vanno a nutrire gli abitanti del suolo

Albero di mascina di Montepulciano, come tutte le latifoglie, in inverno perde le sue foglie che vanno a nutrire gli abitanti del suolo

La susina nei ricordi contadini

Il babbo ricorda che “in alcune annate le piante di susine erano così cariche che quando il frutto si ingrossava, anche prima della maturazione, si doveva puntellare i rami altrimenti si sarebbero spezzati, cosa che comunque accadeva spesso”. Il frutto è di un colore violaceo molto forte, ed è veramente buono ed è apprezzato ancora oggi. In dialetto toscano si chiamava sucina ma era detto anche coscia di monaca (ndR oggi Mascina di Montepulciano). Il babbo ricorda che cominciava a mangiarle appena il frutto iniziava ad arrossarsi in cima. Non era certo maturo ma aveva perso quel sapore decisamente amaro che piaceva già a molti.

La Mascina di Montepulciano si riproduce da sola e con facilità, tanto da aver formato un boschetto

La Mascina di Montepulciano si riproduce da sola e con facilità, tanto da aver formato un boschetto

Il nome della susina mascina di Montepulciano

Perché queste susine si chiamavano coscia di monaca o scosciamonaca? Forse perché le monache per raccoglierle, tanto erano buoni questi frutti, si arrampicavano in alto mostrando le gambe. Ma c’è anche un’altra spiegazione: la prugna, nel linguaggio figurato, allude all’organo sessuale femminile. È un accostamento che va indietro nei secoli, tanto che ai tempi di Shakespeare i postriboli esponevano come insegna un piatto di prugne cotte. Pare che il significato risalga addirittura al tempo dei romani: sul muro di una casa di piacere di Ercolano si è trovato affrescato un piatto di prugne fumanti. Così è possibile che, con un senso di ironia e trasgressione, qualcuno si sia divertito a violare il clima claustrale dei conventi, chiamando questa prugna “coscia di monaca”.

Quando e come si pota il susino (video)

La potatura del susino si fa prima che si aprano le gemme. Bisogna fare piccoli tagli frequenti ed evitare interventi pesanti. Nel video potete vedere come ho potato i miei susini: un susino shiro e tanti altri susini selvatici (mescina di Montepulciano).

Raccolta e conservazione della susina (video)

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Raccolta ed essiccazione delle susine
Susina Mascina di Montepulciano

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