Nei poderi non esistevano vigne cioè terreni coltivati interamente a viti, se non in rarissimi casi. Ecco come ricordo avveniva la coltivazione della vite. Le viti erano sistemate in proda (sul margine) ai campi o appoggiate a testucchi oppure in forma di filare sostenute da fili e pali come nelle attuali vigne. I testucchi sono una qualità di acero (aceri campestri) ed erano molto diffusi in Valdichiana. Il primo intervento stagionale era la potatura della vite. Si effettuava nei mesi invernali e consisteva nel taglio di tutti i vecchi tralci esclusi alcuni tratti che servivano per la nuova produzione.
- Per approfondire: come e quando potare la vite
Legatura della vite con il vinco (salice)
Indice dei contenuti
Coltivazione della vite, la legatura
Ai primi accenni di primavera la linfa scorreva velocemente nelle viti, se si tagliava un tralcio si vedeva uscire copiosamente il liquido. Questa era il periodo giusto per iniziare la legatura. In questo frangente si era provveduto alla potatura delle vincaie (salici con rami così flessibili da poter essere utilizzati come corde) e a selezionare i rametti secondo la loro grandezza. Si formavano mazzi di tre dimensioni: lunghi, medi e corti. Nei tratti dove le viti erano disposte a filare si piegavano e avvolgevano i tralci intorno al filo, uno verso destra ed uno verso sinistra. Nonostante i tralci in quel periodo di vitalità fossero più flessibili accadeva spesso che si spezzassero, in quel caso rimaneva un mozzicone detto “razzolo” sul quale restavano comunque due o tre occhi dove crescevano gemme che producevano uva.
Durante la potatura, quando era possibile, si lasciavano più dei due tralci necessari, in modo che se si verificava una rottura ne avevamo uno di riserva. In questo caso il tralcio rotto veniva tagliato a raso senza lasciare alcuna gemma, così come si tagliavano i tralci lasciati in eccesso. I tralci distesi sopra il filo avevano il vantaggio di far crescere l’uva ben distribuita in lunghezza, mentre sui razzoli di verificava facilmente l’ammucchiata dei grappoli con danno per quanto riguardava la maturazione. Nelle viti sostenute dagli alberi, durante la potatura si lasciavano tralci molto più lunghi che venivano intrecciati tra loro formando le catene. Come detto le viti stavano in proda ai campi pertanto si realizzavano catene miste tra viti che stavano in sponde contrapposte formando specie di ponti. Per legare le viti al tronco degli alberi si usavano i vinchi lunghi. La legatura non doveva protrarsi a lungo: infatti in quel periodo le gemme crescono velocemente e una volta allungate si rompono con facilità durante l’avvolgimento dei tralci.
Vite potata con cordone speronato
Il rincolco per coltivare la vite (propaggine)
Alle volte per sostituire delle viti che si erano seccate oppure si voleva riempire qualche spazio di troppo o anche allungare il filari, si facevano i ricolchi o rincolchi (propaggine). Una tecnica molto usata nella coltivazione della vite. Durante la potatura si lasciavano alle viti, situate a margine di questi spazi, un tralcio in tutta la sua lunghezza che poteva essere 5 – 6 o anche più metri. Si scavava sul terreno una fossetta molto profonda lunga da 1,5 a 2 metri dove si stendeva il tralcio, avendo cura di avvolgerlo fino a crearvi delle spaccature. Si riempiva poi lo scavo con la sua terra. Il tratto di tralcio che usciva fuori veniva tagliato all’altezza delle altre viti, si applicava il palo di sostegno legando tutto alla solita maniera. Sul tralcio interrato crescevano lentamente le radici particolarmente nei punti di rottura. La nuova vite produceva uva già il primo anno in quanto succhiava linfa dalla vite madre. Dopo almeno 3 anni il tralcio, alla partenza della vite madre poteva essere tagliato perché aveva messo radici sufficienti ad una vita autonoma.
Nuovi filari, piantagione della vigna
Al “Podere La strada” ho assistito alla piantagione di un nuovo intero filaio (filare). Alle piantagioni provvedeva il proprietario del podere. Ricordo che due operari lavorarono per diversi giorni con pala e piccone operando uno scavo che a distanza di tanto tempo non posso ricordarmi le dimensioni, ma penso che si trattasse di un metro per un metro in larghezza e profondità. Lo scavo fu poi ricoperto e in primavera si piantarono le viti. Credo si trattasse di barbatelle già innestate fornite da un vivaista. Questo tipo di coltivazione della vite prevedeva l’entrata in produzione di nuovi filari dopo tre anni, nei primi due si vedono solo alcuni piccoli grappoli. Mi sembra che sul quel filaio non avessimo mai fatto una vera vendemmia in quanto in quegli anni la nostra famiglia lasciò il podere.
Fare la propaggine della vite (video)

Serie coltivazione della vite:
- La vendemmia di una volta
- Come si faceva il vino, gli attrezzi in cantina
- Coltivazione della vite. Potatura, legatura e rincolco (questo articolo)
- Svinatura, torchiatura e produzione dell’acquato
- Preparazione del vinsanto, aceto e grappa
- Coltivazione della vite, i trattamenti con ramato, zolfo e vangatura
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