Prima ancora di conoscere la permacultura sentii parlare di orto sinergico e di Emilia Hazelip. Fu una vera scoperta questa tecnica per produrre senza fatica verdure buone e sane. Proprio grazie alla lusinga inattesa di coltivare un orto senza dover lavorare troppo decisi di compiere il primo passo che mi ha portato al Bosco di Ogigia. Ho scoperto, poi, che la quantità di lavoro non è un elemento trascurabile per ottenere un buon raccolto dal proprio orto. Il mio parziale insuccesso, però, deriva dal non aver rispettato con sufficiente disciplina le regole base dell’agricoltura sinergica, così ho deciso di ripassare e mi sono iscritta ad un corso completo per la realizzazione di un orto sinergico.
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Antonio De Falco e la scuola di Emilia Hazelip
Il mio insegnante è Antonio De Falco, allievo di Emilia Hazelip, la permacultrice che ha adattato al clima mediterraneo le teorie elaborate dall’ideatore dell’agricoltura naturale Masanobu Fukuoka (giapponese) e dagli inventori della permacultura Bill Mollison e David Holmgren (australiani). Le regole dettate dal microbiologo e contadino giapponese che, sono alla base dell’orto sinergico, sono quattro e semplici da ricordare:
- Nessuna lavorazione
- Nessun fertilizzante
- Nessun diserbo
- Nessun pesticida
Orto senza lavorazioni
Semplicemente l’orto, una volta costruito, non va più lavorato. Non si deve né vangare, né zappare, né disturbare la terra con nessuna movimentazione che possa rovinare il suo equilibrio. Il suolo con l’aiuto dei vegetali che vi crescono sopra è perfettamente in grado di provvedere alla propria fertilizzazione. È, anzi, la crescita delle piante ad aver reso il suolo del nostro pianeta fertile e a migliorarlo anno dopo anno. Le erbe spontanee non sono delle nemiche perciò non occorre ucciderle avvelenando insieme a loro anche le nostre verdure, le nostre acque e tutto il resto. Basta tenerle a bada nel modo giusto. Neppure i pesticidi per evitare parassiti e avversità varie hanno senso nell’orto sinergico, dove le verdure sane e ben nutrite sono capaci di difendersi da sole.
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Una buona progettazione e il gruppo di lavoro
Le regole sono chiare e ci portano molto lontano dall’agricoltura tradizionale utilizzata in tutto il globo che prevede molto lavoro, anche se ormai delegato a macchine enormi, e l’utilizzo di ogni tipo di medicamenti chimici per terreno e piante. Cosa è mancato dunque al mio orto sinergico che, se pur bellissimo ai miei occhi, è ancora molto lontano dal modello ideale? È mancata una buona progettazione e soprattutto un gruppo di lavoro. Un orto sinergico dà del suo meglio se viene costruito in compagnia. Più siamo e più il lavoro sarà rapido, accurato e ben fatto. Credo che sia soprattutto questo ad essere mancato nelle mie esperienze sul campo, una squadra di lavoro. Alla fine del corso, che consiste proprio nel costruire un orto tutti insieme, vi mostrerò quanto possa essere bella questa architettura di terra che può durare una vita e oltre e essere simbolo della prosperità umana e cercherò di mettere insieme la squadra di lavoro per il mio prossimo orto sinergico.
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