Il Parco di Centocelle, al Quadraro, Roma, si estende per 120 ettari, tra la riserva naturale dell’Aniene e il parco regionale dell’Appia Antica, in un’area verde che stupisce per la ricca biodiversità e per il panorama a 360° che accoglie il visitatore. Ad est ci sono i Monti Prenestini, a sud si intravedono i colli dei Castelli Romani e nelle giornate particolarmente nitide è possibile scorgere anche la vetta del Monte Velino. Il parco a sud est di Roma, che si è formato dall’attività delle ultime fasi eruttive del vulcano laziale, regala spazi verdi in stile “prateria” ricchi di biodiversità , sia vegetale che animale. Gli attivisti del WWF Roma hanno censito le specie animali e vegetali e realizzato una mappa interattiva dove è possibile scoprire gli abitanti che si possono “incontrare” nel parco. Tra gli altri troviamo libellule, falchi pellegrini, diverse varietà di farfalle, allodole e tra le specie vegetali le erbe spontanee tipiche della campagna romana.
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La mappa delle biodiversità del Parco di Centocelle
Parco di Centocelle, al centro la “Torraccia”
Foto d’epoca del Parco di Centocelle, “Roma Sparita”
Dal gheppio al falco pellegrino
“Il valore del Parco di Centocelle dal punto di vista naturalistico è indubbio: è un area verde molto grande e per questo attira sia specie di passo che svernanti, ma anche nidificanti” spiega Franco Menenti, attivista WWF e fotografo specializzato nell’osservazione della natura. “Qui sono state censite oltre 40 specie di uccelli – continua Menenti – Tra queste c’è anche il gheppio (un piccolo falco), l’unico rapace che in volo effettua la manovra dello ‘spirito santo’. È davvero emozionante: l’animale si eleva in quota e poi, per alcuni secondi, è possibile osservarlo immobile, con le ali aperte, infine si tuffa 10 metri più in basso verso la preda ripetendo l’operazione più volte”. Tra il verde del parco è possibile incontrare anche il falco pellegrino, un altro rapace, tra le specie più veloci al mondo. Il falco pellegrino, come il gheppio, si getta letteralmente sulla sua preda, raggiungendo velocità in picchiata che arrivano a toccare i 300 km/h. La maggior parte delle volte le prede del falco pellegrino muoiono per le conseguenze dell’impatto.
Gheppio al Parco di Centocelle. Foto Franco Menenti
“Quando piove qui al parco – racconta Franco Menenti – si formano ristagni d’acqua utili, oltre che per gli uccelli, anche per gli insetti. Ricordo che qualche tempo fa c’era una fontanella che perdeva e si era formata una piccola pozza, quell’acqua permise la riproduzione di un nutrito numero di libellule“. Franco, oltre a conoscere a memoria il parco, ama immortalare gli animali che lo popolano. È suo questo scatto che raffigura, in tutti i suoi variopinti dettagli, una libellula posata su uno stelo d’erba. “Recentemente – conclude Menenti – sono state avvistate anche due volpi. Molti, molti anni fa questa zona era territorio di caccia”.
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Libellula, foto Franco Menenti
Bruco al Parco di Centocelle, foto Franco Menenti
Al Parco di Centocelle la tipica campagna romana
La storica pista di Centocelle dove volarono i fratelli Wright nel 1909
Le specie aliene del parco
Anche il Parco di Centocelle, come molte altre aree verdi di Roma ospita delle specie alloctone (non originaria della campagna romana) e che possono alterare gli equilibri di un ecosistema. Tra queste c’è l’ormai diffusissimo, anche in città , Parrocchetto Monaco (Myiopsitta monachus), agile e affusolato pappagallo dalla colorazione verde originario del Sud America che ha creato diverse colonie anche in Italia. A pochi metri dall’ingresso su via Casilina, dei residenti hanno invece piantato su di una collinetta alcune specie vegetali “aliene” come il fico d’india (opunzia), jucca e agape. “Queste sono specie, in alcuni casi invasive, che non appartengono alla flora mediterranea” spiega Giovanni Mattias, biologo WWF, “è chiaro che la sostituzione delle graminacee o di altre specie del posto che producono semi appetiti dagli uccelli nostrani, può creare dei danni alla biodiversità del parco”.
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Parrocchetto monaco, foto Franco Menenti
Tra storia e archeologia e quel volo dei fratelli Wright
All’inizio del XX secolo l’area fu utilizzata come primo aeroporto italiano, entrato ufficialmente in funzione il 15 aprile 1909 e intitolato all’asso dell’aviazione italiana Francesco Baracca (il pilota della I Guerra Mondiale aveva come stemma il cavallino, da cui deriva il logo Ferrari). La pista di Centocelle, che oggi è usata dagli amanti del volo radiocomandato, fu inaugurata da Wilbur Wright, ingegnere e pioniere dell’aeronautica statunitense insieme al fratello Orville. L’americano venne a dare una serie di dimostrazioni del suo prototipo, il Flyer. A testimonianza del volo sulla pista di Centocelle c’è anche un video. In queste brevi, ma eccezionali riprese aeree, le prime della storia registrate a bordo di un velivolo, è possibile riconoscere l’acquedotto Alessandrino. Chissà come la presero i gheppi e i falchi pellegrini dell’epoca.
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