Quando sono entrata nel mio terreno, abbandonato da molti anni, ho trovato numerose piantine nate da polloni. Gli alberi presenti stavano camminando alla conquista del territorio. I più esuberanti sono dei pruni (Prunus domestica, mascina di Montepulciano) tipici del territorio che producono buonissime susine, perfette per fare marmellate senza zucchero aggiunto. Le ho sempre sentite chiamare scosciamonache, ma non hanno nulla a che fare cole le susine coscia di monaca. Potrebbe trattarsi della mascina di Montepulciano. Abbiamo dovuto, con mio grande dispiacere, eliminarne molti. Ma alla fine, quelli rimasti, danno comunque un raccolto ragguardevole. In una zona del terreno si erano moltiplicati così tanto da formare, insieme ad altre essenze arboree, un piccolo boschetto.
Il boschetto spontaneo
Ho lasciato quell’angolo pressoché intatto, aggiungendo altre piante e arbusti per accrescerne la biodiversità approfittando di un microclima e di un terreno leggermente diverso dal resto del campo. In estate quella zona resta ombreggiata e quindi più fresca. Le piante sono tutte caducifoglie, perciò in inverno il boschetto rimane alquanto spoglio, ma con la primavera assume un aspetto davvero gradevole.
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Tra i nuovi arrivi ci sono due piantine di fragole, un cespuglio di ribes e uno di uvaspina, di recente sono state inserite delle rose, mentre a primavera vi fioriscono delle violette prelevate da un vero bosco, ma la pianta più interessante è una aghifoglia, nata spontaneamente vicino al capanno e trasferita in questa zona. Non ho idea di cosa si tratti, di quanto possa crescere, di quali relazioni si instaureranno tra lei e le altre piante. Sarà un’osservata speciale.
Su tutto il boschetto domina un ciliegio di ragguardevoli dimensioni. I suoi frutti sono piccolini e la chioma imponente permette a noi umani di raggiungerne ben pochi. Però gli uccelli amano tantissimo le sue ciliegie e vengono a mangiarsele appena iniziano a rosseggiare. I volatili sono molto golosi e strappano le ciliegie a mazzi senza tanto riguardo e, spesso, dopo una beccata maldestra le lasciano cadere a terra. Così da ladruncoli si trasformano in raccoglitori e noi animali senza ali possiamo assaggiare le prime ciliegie della stagione, poi ci sono le visciole. Questi frutti sono più piccoli e amari delle ciliegie, ma piacciono sempre agli uccelli e ci salvano altri raccolti.
Qualcuno in famiglia rimpiange la frutta irraggiungibile, ma io so che c’è del giusto in questo lasciare alla natura, che contraccambia a modo suo. A proposito, lo sapevate che gli escrementi degli uccelli sono uno dei migliori fertilizzanti? Contengono molti microelementi di cui le piante hanno bisogno per costituire enzimi. Ne servono quantità limitate, ma, se sono assenti, la pianta rischia di morire per denutrizione. Ecco perché il boschetto cresce così bene!
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