Era in agosto quando ogni anno mio padre si organizzava per la prima stufata di tabacco. La prima cosa che faceva era svuotare la stufa che nei periodi di non utilizzo serviva da magazzino, poi provvedeva ad affilare lo speciale falcino che serviva per spaccare le piante di tabacco, ultimati questi pochi preliminari poteva iniziare la raccolta del tabacco. Nel periodo della prima stufata faceva ancora molto caldo e, quindi, occorreva sfruttare le ore del mattino per evitare che il sole danneggiasse le foglie del tabacco appena tagliato.

Come avveniva la raccolta del tabacco

Podere Sant’Angelo oggi. A sinistra della casa si vede l’edificio della stufa

Podere Sant’Angelo oggi. A sinistra della casa si vede l’edificio della stufa

Terminati i preliminari mio padre, davanti a tutti gli altri familiari, provvedeva a individuare le piante sufficientemente granite da poter essere raccolte, quindi le spaccava partendo dalla cima fino all’altezza delle ultime foglie in basso. Il resto della famiglia si spartiva gli altri lavori: tagliare le piante a circa dieci centimetri al di sotto dello spacco adagiandole delicatamente sul terreno; raccogliere qualche singola foglia, che appariva evidentemente granita, dalle piante che non erano state spaccate; raccogliere e caricare sul carro con estrema cura tutto il tabacco che si trovava adagiato per terra. Caricato il carro si tornava a casa. Dopo aver collocato il medesimo in uno spazio ombreggiato, il tabacco era molto delicato e temeva il sole diretto, iniziava la procedura che portava al riempimento della stufa del tabacco.

La stufa del tabacco

È opportuno descrivere sia pur brevemente come era costituita la stufa del tabacco. Era una stanza alta circa sei metri con alcune finestrelle molto piccole sistemate in alto vicino al soffitto. Aveva all’interno una speciale impalcatura in legno, dal pavimento fino al soffitto, di cinque o sei piani dove venivano sistemate le pertiche (pali di legno lunghi circa due metri) cariche di tabacco. Al centro della stufa stava il focolare, una buca sul pavimento profonda oltre un metro e i lati di circa due metri. Il lato davanti era costruito a scivolo e serviva per caricare la legna ed accendere il fuoco. La buca era in parte coperta da una spessa lastra di ferro.

Interno di una stufa per l’essiccazione del tabacco

Interno di una stufa per l’essiccazione del tabacco

Devo precisare che la mia esperienza sulla coltivazione del tabacco è avvenuta in due poderi diversi. Era frequente che i contadini, per ragioni diverse, ma sempre legate alle esigenze familiari, cambiassero podere. Accadde quindi che quando avevo l’età di dieci anni la mia famiglia lasciò il podere La Strada e tornò (questa era l’espressione che si usava anche se non significava ritornare) al podere Sant’Angelo. Ricordo pertanto che la stufa del podere la Strada, più piccola dell’altra, aveva una finestrella che si apriva addirittura sulla camera dei miei nonni, poco sopra il pavimento.

Lavorazione delle foglie del tabacco

Torniamo al carro parcheggiato all’ombra, che doveva essere svuotato abbastanza rapidamente per evitare che il tabacco si riscaldasse. Le pertiche, che nel frattempo erano state riunite in un grosso mucchio, venivano sistemate una alla volta sopra delle caprette di legno e qui venivano accavallate le piante di tabacco (ricordiamo che le piante erano spaccate al centro fino ad una certa profondità), una decina per ogni pertica. Per le foglie singole, quelle che erano state raccolte perché già mature e quelle che si staccavano accidentalmente dalle piante tagliate, si usava un’altra procedura: in un ago lungo circa 20 centimetri (poteva essere ricavato anche da costole di ombrello), a cui era collegato naturalmente uno spago, venivano infilate le foglie, una da un lato e una dall’altro, alternativamente, ovviamente dalla parte della costola dove la foglia stava attaccata alla pianta che era abbastanza spessa e consistente. Quando l’ago era riempito si facevano scorrere le foglie lungo lo spago che era legato ad una estremità della pertica, di nuovo si riempiva l’ago e si ripeteva la procedura finché non si riempiva tutta la pertica. Quindi si sfilava lo spago dall’ago e si legava all’altra estremità della pertica.

Le pertiche riempite venivano provvisoriamente depositate nel piano più basso dell’impalcatura della stufa. Prima di terminare la sistemazione del tabacco sulle pertiche si cominciava il trasferimento di quest’ultime nei piani alti dell’impalcatura, a questo provvedevamo di solito io e i miei due fratelli, ma potevano farlo anche mio padre e mia madre, parlo dell’esperienza fatto al podere Sant’Angelo quando ero abbastanza grande. Due persone salivano sul piano più alto dell’impalcatura mentre una rimaneva a terra. Per trasportare le pertiche il alto ci servivamo di due funi. Le pertiche dovevano salire in modo obliquo per poter passare attraverso gli spazi dell’impalcatura. La persona che stava a terra legava la pertica sul lato più grande con fune a nodo scorsoio mentre l’altra fune la agganciava al lato più sottile con semplice cappio. Le due persone sull’impalcatura tiravano su la pertica tenendo il lato a cui era legato il nodo scorsoio più in alto. Riempito l’ultimo piano si passava al penultimo e così via fino al piano terra, occorrevano più giorni e più carri carichi di tabacco per completare l’opera.

Vasco Della Giovampaola 

Tutto sulla coltivazione del tabacco di una volta

Leggi i capitoli sulla storia della coltivazione del tabacco

  1. La semina del tabacco
  2. La piantagione del tabacco
  3. Sbranciatura e scacchiatura del tabacco
  4. La raccolta del tabacco (questo articolo)
  5. L’essicazione del tabacco
  6. La scelta del tabacco
  7. Lavorazione del tabacco
  8. Il consumo di tabacco dai contadini

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