“Basta una strada per distruggere un’intera foresta”: il titolo del video di RoadFree ben riassume quali saranno le conseguenze a breve e lungo termine, se sarà costruita una strada in Perù che dividerà in due l’Amazzonia. Le animazioni colorate del breve filmato rendono comprensibile anche a un bambino i rischi che corriamo se la foresta più grande del mondo sarà attraversata da una superstrada. Separare la foreste vergine vuol dire aprire una breccia nel più grande polmone verde del pianeta, con tutte le conseguenze che questo comporta: perdita delle biodiversità, disboscamento, gravi pericoli di sopravvivenza per le popolazioni native. Pochi mesi fa il governo peruviano ha approvato il disegno di legge che autorizza la costruzione della superstrada di 227 chilometri, ribattezzata “strada della morte”. La direttrice destinata a collegare Perù e Brasile, taglierebbe in due la foresta mettendo in pericolo non solo il più grande polmone verde del pianeta, ma l’intero equilibrio climatico della Terra.
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Madre de Dios, regina di biodiversità
L’Amazzonia oltre a ospitare 750 specie di alberi, centinaia di specie tra uccelli, mammiferi, rettili, e anfibi è in grado di fornire all’atmosfera aria pulita, nuova e soprattutto fresca. Proprio nel sud-est del Perù la biodiversità (un patrimonio di tutti in continua erosione) raggiunge il suo apice: l’area comprende ben due milioni di chilometri quadrati di foreste pluviali e savane generate dalle sorgenti di tre grandi bacini fluviali: Juruà, Purùs e Madeira. Queste foreste non solo sono ricche di biodiversità naturali, ma ospitano anche gruppi indigeni che vivono ancora in isolamento volontario, culture molto diverse da quelle occidentali, che rappresentano una ricchezza da preservare. Se questa strada sarà costruita, si creerà una prima “crepa” nella foresta, isolando animali e culture indigene, attirando centinaia di minatori illegali, trafficanti, mercenari e tagliatori di legna. La zona infatti, oltre a essere ricca d’oro, è colma di alberi di mogano e altro legno pregiato, materiali richiesti soprattutto in Europa.
Se per il governo peruviano la strada è “una priorità di interesse nazionale”, per il capo della federazione peruviana dei popoli nativi dell’Amazzonia Lizardo Cauper, può portare alla distruzione di un ecosistema: “Le strade portano estranei che mercanteggiano con la nostra terra, fanno a pezzi i nostri alberi, così come trafficanti di droga e minatori illegali”. “Il 95% della deforestazione avviene a meno di 6 km da una strada. L’autostrada che collega Puerto Esperanza e Iñapari sul confine con il Brasile potrebbe causare la deforestazione di 2.750 kmq” avverte Iván Lanegra, ex ministro degli affari indigeni. “Questa legge si fa beffe degli impegni per il cambiamento climatico in Perù e della recente visita al Papa”.
Papa Francesco incontra alcune comunità indigene dell’Amazzonia
Le parole di Papa Francesco: “Difendere l’Amazzonia è difendere la vita”
Anche il Papa è volato in Amazzonia e per la prima volta. Nel gennaio del 2018, ha incontrato le popolazioni di Puerto Maldonado e ha difeso l’identità della regione, da sempre ribattezzata dagli abitanti Madre de Dios. In questi 5,5 milioni di chilometri quadrati vivono 350 popoli indigeni, appartenenti a oltre duecento gruppi linguistici differenti. Nel suo discorso, il Papa ha citato San Francesco ed ha iniziato elencando i nomi dei 22 popoli originari che erano presenti, sotto forma di delegazioni, ad ascoltare il suo intervento. “Il tesoro che racchiude questa regione non può essere compreso, capito, senza la vostra saggezza e le vostre conoscenze – ha detto il Papa rivolgendosi agli indigeni – questa non è una terra orfana, è la terra della Madre!”. “È doloroso constatare – ha denunciato Papa Francesco – che ci sono alcuni che vogliono spegnere questa certezza e fare di Madre de Dios una terra anonima, senza figli, una terra infeconda. Un luogo facile da commercializzare e da sfruttare”.
“Dobbiamo rompere il paradigma storico che considera l’Amazzonia come una dispensa inesauribile degli Stati senza tener conto dei suoi abitanti”.
Papa FrancescoVista dell’Amazzonia dall’alto, foto di Fabio Cuttica, Cesvi
Quale strada scegliere?
La vista del Papa non è bastata a fermare la legge sulla costruzione della strada, che è stata approvata paradossalmente poche ore dopo il suo discorso dal governo peruviano. I lavori, però, non sono ancora iniziati e questo fornisce ancora una speranza perché possa essere decisa una marcia indietro. L’interesse che ha portato a questa scelta è chiaramente economico. Il Perù vede l’espansione dei suoi mercati verso l’altra sponda dell’Atlantico, mentre il Brasile ha necessità di sfruttare i legami asiatici del suo vicino. La linea di trasporto su gomma faciliterebbe gli scambi commerciali, passare per l’Amazzonia significherebbe risparmiare tempo e denaro. I lavori della superstrada interesserebbero, nel percorso, anche sei aree naturali protette e, come spiegato in precedenza, avrebbero anche conseguenze gravi sulle popolazioni indigene. La mancanza di difese immunologiche dei nativi rende facile la trasmissione di malattie potenzialmente mortali, che attraverso la strada si diffonderebbero più facilmente. Queste sono solo alcune delle conseguenze a breve termine, se abbattiamo migliaia di chilometri di foresta vergine, quali saranno i danni ambientali in scala globale? Quali le conseguenze climatiche dovute allo squilibrio creato? Siamo ancora in tempo per scegliere la strada giusta.
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Fonti
The Guardian
Indipendent
Roadfree.org
Avvenire.it
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