Uno degli obiettivi più importanti tra quelli che ci siamo dati per contrastare il degrado del pianeta è la raccolta differenziata dei rifiuti. L’incremento dei rifiuti raccolti in modo differenziato è uno dei proclami che troviamo in quasi tutte le campagne elettorali per le elezioni amministrative. I sindaci e gli uffici comunali si impegnano per trovare soluzioni sempre più efficaci e i cittadini, con maggiore o minore entusiasmo, imparano a fare il loro dovere separando carta, plastica, metalli, vetro, materia organica, oli usati, elettrodomestici diventati inutili e così via. Tutto questo è importante, va fatto e con sempre maggiore impegno, ma dovrebbe essere considerato un passaggio intermedio verso una migliore organizzazione dei nostri cicli produttivi.

I rifiuti? Sono risorse non utilizzate

La presenza di plastica negli oceani nuoce in particolare ai pesci e agli uccelli © U.S. Fish and Wildlife Service Headquarters/Wikimedia Commons

La presenza di plastica negli oceani nuoce in particolare ai pesci e agli uccelli © U.S. Fish and Wildlife Service Headquarters/Wikimedia Commons

Secondo Bill Mollison, il fondatore della permacultura, i rifiuti sono risorse non utilizzate, sono un surplus di energia che non è stata ben inserita nell’ecosistema. I rifiuti, quindi, sono uno spreco di risorse. Mi sembra una definizione perfetta per capire a fondo il problema: inquiniamo tanto perché stiamo impiegando troppa energia (quella del petrolio). Fino a qualche decennio fa buttare le cose non era considerata una cosa saggia, buttare significava sprecare. Quasi tutto ciò che era stato creato veniva più e più volte utilizzato, cambiando mani o cambiando funzioni, fino a scomparire per l’usura e le persone erano naturalmente portate a immaginare, per qualsiasi cosa che vedevano, un utilizzo creativo. Non è più così perché di oggetti da riciclare ne abbiamo così tanti da non riuscire più a gestirli, perché sono cambiati i materiali e le loro qualità, perché c’è tutto per fare di tutto e perché gli oggetti ci costano (apparentemente) poco. Lo spreco, anche se non lo percepiamo più come negativo, fa ancora male e le condizioni del pianeta lo dimostrano con chiarezza.

Il miglior rifiuto non è stato prodotto

Silvia Cavaniglia al lavoro al Mercato Trionfale a Roma

Silvia Cavaniglia al lavoro al Mercato Trionfale a Roma

La raccolta differenziata è una grande risorsa, specialmente se fatta bene. Ma non è tanto facile differenziare perché non conosciamo gli oggetti che ci passano per le mani. Si dovrebbe investire di più in educazione sui materiali per permettere alle persone di  agire con consapevolezza. Solo gli addetti ai lavori conoscono i processi di produzione, le composizioni chimiche, le possibili interazioni con l’ambiente e senza queste informazioni commettiamo facilmente errori. A Roma, dove la gestione dei rifiuti è ancora lontana da una soluzione, è nata da pochi anni una iniziativa imprenditoriale per la compravendita delle materie prime recuperabili. Si chiama “Nonsolorifiuti” e l’ha creata con successo Silvia Cavaniglia, che ogni giorno spiega ai suoi clienti che non esistono rifiuti fino a quando non decidiamo di fare diventare tali le nostre cose. Silvia insegna a dividere e paga per le materie che poi consegna a impianti che le utilizzano per nuovi cicli produttivi. I lavoro di Silvia dovrebbe essere svolto in modo capillare, la raccolta differenziata dovrebbe essere tutta così e speriamo che lo diventi presto. Tutto questo tuttavia non basta. L’obiettivo vero è un altro: produrre solo quello che serve e finirla con gli sprechi.

Meglio riusare che produrre di nuovo

Campana di raccolta del vetro rovesciata

Campana di raccolta del vetro rovesciata

Possibile che una bottiglia di vetro debba essere utilizzata una volta sola? Ci sfugge la misura della quantità di energia che va impiegata per produrre un oggetto di vetro, un materiale che si presterebbe a essere riutilizzato per secoli. Conferire il vetro nelle apposite campane ci nasconde questo spreco. È vero che il vetro verrà riciclato in qualche modo, ma per farlo avremo sprecato altre risorse. Quando getto una bottiglia intatta nel contenitore apposito e sento il vetro infrangersi penso di non aver fatto la cosa giusta. Ho provato a conservare bottiglie in vista di un utilizzo migliore, ma ho dovuto rinunciare per non rimanerne sommersa. Riciclare un oggetto di vetro, secondo me, dovrebbe significare lavarlo e poi utilizzarlo ancora nella sua funzione originale. Una bottiglia di vino potrebbe contenere altro vino e farlo per centinaia di volte, ma questa operazione logica è inimmaginabile se pensiamo alle ordinate bottiglie in vendita e alla standardizzazione del lavoro di imbottigliamento della bevanda. Eppure un tempo c’era il vuoto a rendere e valeva anche per le bottiglie d’acqua, che ancora si distribuiva con questo antico materiale e non sulle bottiglie di PET. Non distruggere oggetti di vetro intatti per produrne di nuovi è una soluzione che fa risparmiare materie prime senza inquinare. Un’altra azione che mi appare insensata è lavare i contenitori di plastica prima di buttarli via. L’operazione va fatta per permetterne il riciclo, ma se il contenitori usa e getta devo pulirlo impiegando acqua, detergente e lavoro, troverei più logico lavare un contenitore a “fecondità ripetuta“.

Riprogettare produzione e distribuzione

Riutilizzare più e più volte i contenitori per le nostre spese sembra scomodo e costoso, perché il sistema di produzione e distribuzione è stato progettato per minimizzare i costi delle aziende e non tiene conto dei costi ambientali e del consumo delle risorse. Ma se decidessimo di non sprecare più potremmo riprogettare il sistema in modo da rendere possibile il riutilizzo dei contenitori, sostituendo il più possibile anche quelli di plastica, liberandoci di un’altra tipologia di rifiuti che crea enormi problemi. Per quanto riguarda le norme igienico-sanitarie, una delle cause della moltiplicazione dei rifiuti, andrebbero riviste anche quelle. Sono certa che si potrebbe garantire la stessa sicurezza senza buttare ogni volta via tutto. In nome della pulizia non possiamo permetterci di continuare a sporcare. E poi ci sono tutte le altre merci: i telefonini che cambiamo generazione ogni 6 mesi, gli elettrodomestici con l’obsolescenza programmata, gli utensili che si rompono subito, i giocattoli sempre nuovi, gli imballaggi d’ogni foggia e colore, gli ombrelli per una pioggia sola, i vestiti subito fuori moda, i mobili che durano una stagione. Per tutto questo non basta la raccolta differenziata. Producendo meno e meglio avremmo un ambiente più pulito, una vita più comoda e più tempo a disposizione.

Viviamo in un mondo di plastica (video)

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