Il progetto di comunicazione del Bosco di Ogigia è nato per far conoscere la permacultura. Dopo cinque anni, di video, articoli e resoconti speriamo di aver contribuito alla sua diffusione. Ma non è facile spiegare questo metodo di progettazione che, imitando la natura, ci aiuta a vivere bene e in modo sostenibile per l’ambiente.
Indice dei contenuti
- La natura è il modello da seguire nella progettazione
- Perché nasce la permacultura
- I principi etici delle permacultura
- Perché il suolo è così importante
- Le fasi della progettazione in permacultura
- Gli ambiti di applicazione e la permacultura sociale
- Lezione gratuita sulla progettazione in permacultura
- Come la permacultura mi ha cambiato la vita (video)
- Prenditi la tua responsabilità
- Il Bosco di Ogigia al Parlamento Europeo (video)
La natura è il modello da seguire nella progettazione
La natura è molto più brava di noi a fare un sacco di cose, forse tutto. E se cominciamo a collaborare con lei, come fanno gli altri esseri viventi che la compongono, invece di fare di tutto per distruggerla e renderla sempre più povera, le cose andranno subito meglio per tutti. Dovremmo smetterla di comportarci da alieni nel nostro pianeta. Osserviamola, studiamola, rendiamoci conto di come è organizzata e entriamo nel suo flusso. La natura non è mai ferma, infiniti processi fisici e biologici si intrecciano in un perenne processo di evoluzione e rinnovamento. Prendiamo ad esempio il mondo vegetale, quello che facciamo più fatica a capire. Un aspetto che lo caratterizza è la cooperazione tra le specie, non la competizione, che invece è la specialità dell’homo sapiens. Se riuscissimo ad imitarla anche in questo potremmo compiere un bel progresso. La natura ha trovato le soluzioni migliori per sopravvivere alle avversità, per riprodursi, per propagarsi, per rigenerarsi e, osservandola, ci insegna persino a sviluppare le nostre tecnologie. In particolare è il bosco a fornirci l’esempio da seguire. Si tratta di un ecosistema che evolve verso una maggiore complessità e stabilità, passando attraverso tanti stadi evolutivi, in cui ogni elemento che muore offre nutrimento e vita ad altri e dove la cooperazione tra le specie è la regola e non l’eccezione.
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Bosco di Ogigia dall’alto
Perché nasce la permacultura
La permacultura nasce per aiutare gli uomini a vivere bene, usando le risorse della natura (sarebbe impossibile altrimenti), ma lasciando loro il tempo e il modo di rigenerarsi. La permacultura ha come patria di origine l’Australia e nasce come risposta alla crisi ambientale (ma anche economica e sociale), già evidente negli anni ‘70, quando le devastazioni prodotte da certe pratiche agricole e industriali erano già diffuse e stavano sconvolgendo profondamente gli ecosistemi del pianeta. A darle il nome è stato il naturalista australiano Bill Mollison. “Permaculture” (in italiano “permacultura”) deriva dalla contrazione di “permanent agriculture“, ma anche di “permanent culture“. Come dice il fondatore della Permacultura «una cultura non può sopravvivere a lungo senza una base agricola sostenibile e un’etica dell’uso della terra». La permacultura si definisce un metodo di progettazione per la creazione di insediamenti umani sostenibili che ha lo scopo di creare sistemi ecologicamente ben strutturati ed economicamente produttivi, in grado di provvedere ai propri fabbisogni, evitando ogni forma di sfruttamento e inquinamento e quindi sostenibili nel lungo periodo. Insomma la permacultura non serve solo a progettare l’orto. E non è l’orto sinergico!
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I principi etici delle permacultura
Alla base del metodo di progettazione ci sono tre principi etici:
- Prendersi cura della Terra, intesa come pianeta e come suolo.
- Prendersi cura delle persone, a partire da noi stessi e includendo tutte le persone coinvolte in qualche modo nel nostro progetto e più in generale l’umanità.
- Il terzo principio, che serve per rispettare i due precedenti, ci dice di limitare il nostro consumo alle nostre necessità per condividere in maniera equa e solidale le risorse della terra.
A livello generale non stiamo messi molto bene in quanto al rispetto di queste etiche. Non ci prendiamo tanto cura della Terra visti i livelli di inquinamento, il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità e di fertilità. Neppure delle persone se pensiamo alla povertà presente anche nei Paesi valutati come più ricchi e alle numerose ingiustizie sociali. E per quanto riguarda la condivisione delle risorse stiamo andando nella direzione completamente opposta con pochi ricchi sempre più ricchi a scapito di popolazioni sempre più povere. La permacultura ci suggerisce, per il bene nostro e della collettività, di applicare tecniche produttive che puntino al benessere dell’uomo, di tutti gli uomini, ma non alla massimizzazione del profitto. Lavorando con e non contro al natura.
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Perché il suolo è così importante
La nostra esistenza sul pianeta è legata alla fertilità del suolo, quello strato, più o meno spesso di terra, che ricopre gran parte delle terre emerse. In particolare ci interessano i primi 30cm, dove è stato calcolato che viva il 95% della biodiversità della terra. Il suolo ha un ruolo chiave contro il riscaldamento globale, è un organismo vivente, di cui ancora conosciamo pochissimo. Un suolo rigenerato ci dà cibo sano e nutriente (che ci mantiene in salute), acqua purificata e mitiga il cambiamento climatico. Nel suolo, infatti, si stocca tanta CO2. Un suolo fertile è ricco di materia organica e quindi di carbonio. Purtroppo il consumo di suolo, con nuove coperture artificiali, faceva perdere nel 2017 (dati Ispra) 15 ettari al giorno. Una velocità di trasformazione di poco meno di 2 metri quadrati di suolo irreversibilmente persi ogni secondo in Italia. Non credo che le cose siano migliorate molto in questi ultimi anni. Dobbiamo toglierci dalla testa l’idea che la terra vada sempre arata e tenuta “pulita”. Un suolo scoperto, senza un filo d’erba, è esposto ai fenomeni atmosferici e affamato. Con certe pratiche lo impoveriamo e poi dobbiamo intervenire per fertilizzarlo. Non sto dicendo che la terra non vada lavorata, ma potremmo interagire con il suolo in modo molto diverso, non abbiamo bisogno di distruggere tutto per produrre il nostro cibo.
in posa al Bosco di Ogiga
Le fasi della progettazione in permacultura
Di fronte ad un problema o a un intervento da fare, prima si osserva la situazione, poi la si analizza nel suo complesso e, solo dopo, si inizia a cercare le soluzioni, a progettare. Dopo aver realizzato il nostro progetto prendiamoci il tempo per osservarlo e ascoltare il feedback che ne riceviamo, all’inizio senza prendere decisioni, poi riprogettando per correggere ciò che può essere migliorato. Il processo di progettazione può essere rappresentato con un ciclo di continuo di osservazione, analisi, progettazione, azione. Obiettivo di questo processo è l’ottimizzazione dell’uso delle risorse fino a giungere ad utilizzare solo ciò che può essere prodotto e rigenerato all’interno sistema. Si tratta di un fine ideale, al quale comunque tendere al meglio delle possibilità. Le risorse base come l’acqua, l’energia elettrica, l’humus dovrebbero, al compimento del progetto, essere prodotti dal nostro sistema chiuso o almeno il loro consumo dovrebbe essere ottimizzato.
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I suoi principi di progettazione si possono applicare a tre macroaree. All’agricoltura in tutti i suoi aspetti, all’abitare e alle relazioni umane. Si parla in questo caso di permacultura sociale. Delle buone relazioni sociali sono fondamentali per la riuscita di un progetto in permacultura, che deve tenere conto delle caratteristiche e dei bisogni di tutti gli uomini e le donne coinvolti a qualunque titolo, anche semplicemente come vicini di casa. Insieme all’ecosistema naturale dobbiamo prestare attenzione all’ecosistema umano. La permacultura può aiutarci a progettare diversi ambienti: dagli orti alle aziende agricole, dagli edifici alle infrastrutture urbane, ma anche ambienti sociali, come i luoghi per incontri, i gruppi e le organizzazioni.
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Non si dovrebbe arrivare in un territorio per avviare un’azienda agricola semplicemente acquistando o affittando un terreno e poi compiendo le azioni necessarie per raggiungere l’obiettivo prefissato senza esplorare prima il contesto in cui ci muoviamo. La prima attività dovrebbe essere quella dell’esplorazione del territorio e delle sue risorse. Questo è chiaro se parliamo di qualcosa di materiale che ci serve per la produzione. Per esempio: l’acqua è una delle principali risorse la cui disponibilità condiziona anche le scelte che possiamo fare in termini agricoli. Ma Anche le persone, coinvolte in qualsiasi modo, sono risorse, elementi del sistema. E non solo perché ci possono servire i loro servizi o la forza lavoro, ma perché il rispetto delle loro esigenze e caratteristiche è fondamentale per l’essenza di un progetto in permacultura.
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Lezione gratuita sulla progettazione in permacultura
Come mai progettiamo per la coltivazione? Qual è lo scopo della progettazione? Cosa vuol dire progettare per una coltivazione? Utilizzando le tecniche della permacultura e la progettazione in permacultura quello che vogliamo ottenere è sicuramente una visione più sistemica del nostro spazio. Vogliamo individuare elementi, vogliamo metterli in connessione e quindi vogliamo favorire una visione sistemica dei nostri orti o dei nostri coltivi. Grazie a una buona progettazione possiamo arrivare a massimizzare la produzione nel minor spazio possibile, ovvero valutare quelle che sono le piante, il maggior numero di piante che possiamo inserire nei nostri orti, coltivare meno terreno di quanto normalmente saremmo abituati a fare e lasciare più terreno libero per l’espressione della natura, per la nostra pratica di osservazione o semplicemente per costruirci qualcosa di bello o dove poterci riposare.
Un altro punto importante per cui facciamo progettazione è sicuramente quello di capire i cicli naturali. Quindi iniziare a vedere, tramite l’osservazione, cosa significa la stagionalità, i lavori fatti in base al ciclo dell’anno. In questo modo riusciamo a entrare in un’ottica dove il tempo non è più un nemico ma è un qualcosa che ci aiuta. Il tempo semplicemente ci dà il ritmo dell’annata di lavoro e ci aiuta a creare dei programmi di lavoro che hanno un senso e che non sono semplicemente energivori.
- Per approfondire: lezione gratuita sulla progettazione in permacultura
Come la permacultura mi ha cambiato la vita (video)

Prenditi la tua responsabilità
Prenditi la tua reasponsabilità è l’unica regola della permacultura. Una regola semplice e molto attuale. Abbiamo bisogno che ciascuno faccia la sua parte, con responsabilità. Qui di seguito il mio intervento durante l’evento TerraTerra, al Parlamento Europeo.
Il Bosco di Ogigia al Parlamento Europeo (video)

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