Le notizie allarmanti sugli alimenti di uso più comune, come il caso delle uova al fipronil, dovrebbero stimolare una riflessione su come evitare che gli stessi problemi si ripetano in futuro. Per un permacultore le uova contaminate da un insetticida potenzialmente pericoloso per la salute dell’uomo sono un feedback, al quale occorre dare massima attenzione e dal quale partire per progettare meglio il sistema che si è dimostrato non efficace per l’obiettivo che si desiderava raggiungere. In questo caso l’obiettivo è la produzione di uova di gallina buone e sane per l’alimentazione dell’uomo, con l’aggiunta di una creazione di reddito per l’allevatore che si è assunto l’impegno di fornire cibo a una collettività di persone.

Perché l’insetticida è finito nelle uova

Gallina in salute che vive in un piccolo allevamento

Per avere a disposizione uova fresche, in qualsiasi momento e in gran quantità e per dare un reddito ai produttori sono stati progettati sistemi che hanno le caratteristiche dell’impianto industriale più di quelle dell’allevamento animale. Tutte le fasi di produzione vengono in genere condotte con l’ausilio di molta tecnologia seguendo procedure standard che necessitano di sempre minore intervento umano. Tutto questo ha trasformato la vita delle galline in un vero inferno, che non serve ricordare, mentre voglio sottolineare che le cattive condizioni esistenziali di questi uccelli sono direttamente connesse con la salute umana. Al di là delle leggi violate, dei limiti stabiliti, dei controlli in corso, il cuore della questione sta nella ragione per cui negli allevamenti si debbano utilizzare insetticidi. Il ragionamento vale anche per altre sostanze che non è bene che finiscano in tavola, come gli antibiotici. Il fatto è che così tante galline tutte insieme non possono vivere, esattamente per la stessa ragione per la quale tanti uomini ammassati in un piccolo spazio soffrirebbero, si ammalerebbero e andrebbero incontro a tantissimi problemi.

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Come piace vivere alle galline

Piccolissimo allevamento di galline

Le galline si sono evolute con noi. Non esistono liberi in natura animali che abbiano le caratteristiche delle nostre galline ovaiole o da carne. Attraverso millenni di selezione, abbiamo creato varie razze su misura per i nostri bisogni. Ma questo non vuol dire che le galline siano diventate macchine, sono ancora esseri viventi che rispondono alle leggi nella natura. A loro piace vivere in gruppo, all’interno del quale strutturano precise gerarchie. Il gruppo, però, non può espandersi all’infinito senza provocare problemi comportamentali, ai quali si aggiungono quelli fisici. Come tutti gli animali preferiscono razzolare lontano dai loro escrementi, mangiare bene e sentirsi al sicuro. Sanno di non essere attrezzate contro i predatori, per questo al tramonto entrano volentieri dentro ad un pollaio protetto. Quando sono in salute sanno contrastare eventuali parassiti. Se vivono ammassate l’una sull’altra, non possono nutrirsi secondo la loro fisiologia, non hanno la possibilità di muoversi e pulirsi, si indeboliscono e si ammalano. A questo punto è inevitabile che l’uomo debba cominciare a medicare per non perdere tutta la produzione, ma con la chimica non può guarire il sistema che è stato progettato senza rispettare il benessere delle galline e tutti gli altri elementi a loro connessi. I grandi allevamenti sono contro natura e le uova che ne ricaviamo non rispondono al bisogno di partenza, ovvero la produzione di un nutrimento sano e completo. Sono progettati per produrre reddito, non cibo.

Come leggere le uova. Fonte Coop

Diversi tipi di allevamento

Uova fotografate in un mercato di Roma

Sulle uova che acquistiamo è impressa con un timbro la loro storia. Leggendo una breve serie di numeri e lettere possiamo conoscere la tipologia di allevamento in cui sono stati deposti (la legge ne disciplina quattro categorie diverse), la loro provenienza geografica e il codice per individuare l’allevamento di provenienza.

La prima cifra riguarda la tipologia di allevamento e può essere 0, 1, 2 o 3. Le uniche uova che possiamo prendere in considerazione sono quelle il cui codice inizia con uno 0. Indica uova biologiche. Purtroppo, gli stessi allevamenti biologici, anche se ospitano un numero di animali inferiore agli altri, concentrano spesso gli uccelli in quantità tale da renderne complicata e poco equilibrata rispetto all’ambiente circostante la loro gestione. Gli altri numeri indicano una discesa verso l’inferno per le povere galline ovaiole che possono trovarsi a vivere in gabbie strette (tipologia 3), oppure sul pavimento di grandi capannoni circondate da decine di migliaia di compagne di sventura (tipologia 2) con, al limite un piccolo spazio all’aperto da raggiungere volontariamente, ma che la maggior parte degli individui ignorerà per tutta la vita (tipologia 1).

Per le ultime tre cifre, che indicano l’allevamento esatto di provenienza, ho cercato in rete gli elenchi che associassero al numero il nome dell’azienda. Non ne ho trovati.

Riprogettare il consumo di uova

Quando si progetta un’azienda seguendo i principi della permacultura, anche l’inserimento di un pollaio richiede un ragionamento complesso che parte dall’analisi degli obiettivi e delle risorse a disposizione e passa dalla conoscenza di tutti i bisogni e le funzioni che può rivestire. Gli escrementi saranno una risorsa da utilizzare in modo corretto per fertilizzare il suolo, l’attitudine al razzolamento costituirà una forza lavoro da indirizzare, il nutrimento un modo per riciclare altri scarti e comunque una richiesta di energia da calibrare rispetto al resto dell’azienda. Queste riflessioni dovrebbero essere applicate anche agli attuali sistemi di produzione di uova se non vogliamo pagare un costo pesantissimo che coinvolge la nostra salute, l’ambiente in cui viviamo e l’utilizzo delle risorse limitate della terra. Un approfondimento a parte andrebbe dedicato al tema dei mangimi. Troppe galline ovaiole non possono vivere in uno spazio concentrato, come accade per gli animali da carne, senza ammalarsi e senza creare inquinamento. Occorre perciò rivedere i metodi di allevamento. Allevare poche galline in ogni pollaio, che possano compiere tutto il loro ciclo vitale che include l’accoppiamento e la riproduzione, porterebbe al recupero della giusta selvaticità e resistenza alle malattie. In questo modo non servirebbero più gli insetticidi, che poi ritroviamo a tavola. Con i nuovi metodi verranno prodotte meno uova, ma di maggiore qualità. I problemi di salute per eccesso di cibo ci dicono invece che una riduzione del consumo di uova non farebbe male, mentre gioverebbe dare il giusto valore a un alimento tanto ricco di nutrienti da bastare allo sviluppo completo di un pulcino per 21 giorni. Un minor numero di uova nella nostra alimentazione e un minor numero di galline allevate che ci possano nutrire senza soffrire tutta la vita sono una buona premessa per restituire salute alle persone, agli animali e al pianeta.

Come scegliere le uova (video)

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