Ciò che le ricerche scientifiche stanno scoprendo sulle piante è destinato a cambiare il mondo. Se non è stato facile accettare che fosse la Terra a girare intorno al Sole e non viceversa, e se c’è voluto molto a Darwin per far passare la sua teoria evoluzionistica, ciò che sta dimostrando oggi la scienza riguardo alle piante è destinato a cambiare dalle fondamenta il nostro modo di rapportaci alla natura. In Toscana il LINV (Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale) diretto dal Stefano Mancuso, professore all’Università di Firenze, sta studiando il comportamento e la biologia delle piante con risultati sorprendenti.

Copertina del libro di Stefano Mancuso "Plant Revolution"

Copertina del libro di Stefano Mancuso “Plant Revolution”

Le piante ci insegnano a superare le difficoltà

Il professor Stefano Mancuso, oltre a dirigere il LINV, è membro fondatore dell’International Society for Plant Signaling & Behavior ed è  stato indicato come una delle personalità destinate a cambiare il mondo. Ha scritto numerosi articoli scientifici e ha pubblicato alcuni libri divulgativi, tutti con la casa editrice Giunti. L’ultimo si intitola Plant Revolution, un saggio di facile lettura che spalanca, come già accaduto con Verde Brillante, nuove porte nella conoscenza del nostro pianeta e dei suoi abitanti. I vegetali di cui ci parla Mancuso non si limitano a fornirci ossigeno, nutrimento e a rendere abitabile il pianeta, ma in maniera inappellabile si dimostrano molto più acuti dei colleghi animali nel progettare metodi efficaci di sopravvivenza. Per lo scienziato studiare le piante ci può insegnare molto su come costruire il nostro futuro su un pianeta finito, superaffollato e in difficoltà per l’eccessivo carico a cui è stato sottoposto dall’invadenza del’uomo. “Qualunque sia il problema – sostiene Mancuso – gli animali lo risolvono spostandosi. Quindi – spiega – non risolvono i problemi, ma li evitano. Per le piante, che non possono muoversi, è più importante trovare una soluzione efficace al problema”. Non è certo un esempio di poco conto.

Le decisioni prese in gruppo sono le più efficienti

Biodiversità lungo il ciglio di una strada

Biodiversità lungo il ciglio di una strada

Impariamo dalle piante

Prendendo ispirazione dalle piante, scienziati e industrie stanno già progettando metodi più efficienti per produrre energia, cibo, movimento e persino per andare alla conquista dello spazio. Capitolo dopo capitolo Mancuso ci fa scoprire capacità e strategie dei vegetali e le relative possibili applicazioni per migliorare la vita degli uomini seguendo il loro esempio. “L’apparato radicale è, senza tema di smentita, la porzione più rilevante della pianta – scrive Mancuso nel libro – è l’intero apparato radicale a guidare la pianta, come una sorta di cervello collettivo o meglio, di intelligenza distribuita su una superficie che può essere enorme”. Nel capitolo intitolato “Democrazie verdi” lo scienziato ci fa ragionare su qualcosa che sa davvero di rivoluzione. “Le organizzazioni ampie, distribuite e senza centri di controllo in natura – scrive Mancuso – sono sempre le più efficienti. I recenti progressi della biologia nello studio del comportamento dei gruppi indicano, senza ombra di dubbio, che le decisioni prese da un numero elevato di individui sono quasi sempre migliori di quella adottate da pochi. In alcuni casi la capacità dei gruppi di risolvere problemi complessi è strabiliante. L’idea che la democrazia sia un’istituzione contro natura, dunque, resta solo una delle più seducenti menzogne inventate dall’uomo per giustificare la sua, contronaturale, sete di potere individuale”. Le piante, che si sono evolute senza un cervello centrale adatto a smistare le informazioni, hanno preferito decentrare le loro funzioni e questa è la caratteristica che più le differenzia dagli animali. Le reti informatiche, recente conquista dell’umanità, funzionano in modo molto simile agli apici radicali delle piante, agli organismi collettivi come gli alveari e alle nostre reti neuronali. Grazie ad esse gli esseri umani potranno fare un passo avanti nella loro evoluzione, prendendo spunto, manco a dirlo, dal regno vegetale.

Anche nei progetti in permacultura si parte dal presupposto che più cervelli insieme portino ad un risultato migliore, perciò si lavora sempre in gruppo. Un singolo progettista non potrà mai fare meglio di un team di persone che, proprio come accade nelle piante, insieme dispongono di più informazioni, esperienze e connessioni. Come scrive il padre della permacultura Bill Mollison “la chiave è la cooperazione, non la competizione”.

Intervista a Stefano Mancuso sui cambiamenti climatici (video)

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