Gli incendi non partono da soli. Il 99% dei roghi, o giù di lì, si sviluppano a causa dell’uomo, nella maggior parte dei casi si tratta di incendi dolosi (come quelli di questa estate 2022), appiccati volontariamente da qualcuno, spesso per un tornaconto. In natura gli incendi spontanei sono rarissimi, possono partire solo per la caduta di fulmini o per eruzioni vulcaniche, l’autocombustione è un fenomeno estremamente improbabile e impossibile alle latitudini italiane. Quindi per quale ragione in Italia si contano ogni anno migliaia di incendi, più o meno estesi? Quanti di questi pensate che derivino da un mozzicone fatto cadere sull’erba secca o da una scintilla accidentale? 

Perché scoppiano gli incendi in estate

L’Italia brucia perché a qualcuno conviene che avvenga. Dietro alle catastrofi che ogni estate siamo costretti ad ascoltare c’è un disegno criminale, la cui gravità ci sfugge perché è difficile fare un calcolo delle conseguenze nefaste dirette e indirette che ciascun rogo provoca. Ancora si sentono pronunciare nei media frasi del tipo “il caldo e la siccità hanno provocato questo o quell’altro incendio”. Il caldo e la siccità, in realtà, sono la condizione che i delinquenti che appiccano i roghi aspettano per riuscire meglio nel loro intento. Il linguaggio è importante per una consapevolezza diffusa del problema. Nel racconto di un nuovo incendio si dovrebbe parlare di “attacco criminale”, “attentato alla salute”, “sterminio di piante e animali”, “annientamento di ecosistemi”. Dietro ai roghi non ci sono incuria, sfortuna, situazioni climatiche avverse. Dietro ai roghi ci sono criminali disposti a tutto per un vantaggio personale o un intento distruttivo, da scovare e perseguire con ogni mezzo e con la severità proporzionata alla catastrofe indotta. Giusto lavorare per prevenire gli incendi e ridurre i danni, ma prima di tutto i roghi si fermano individuando e punendo i responsabili. Appiccare incendi senza essere scoperti dovrebbe diventare quasi impossibile. Nella società degli smartphone, della videosorveglianza e dei controlli dal cielo non è certo un’utopia.

Incendi notturni in Salento

Incendi notturni in Salento, bruciano olivi. Foto di Veronica Andrea Saucheli e Valentina Borgato

Incendi degli olivi secolari in Puglia

Bruciano i boschi, bruciano le cosiddette “sterpaglie”, bruciano i campi per fare pulizia, bruciano i depositi di auto vecchie, bruciano le montagne di rifiuti. E bruciano anche gli olivi. La nuova frontiera dei roghi italiani sono i falò di olivi secolari che, da qualche anno, spopolano in Puglia. Pensate che sia un incidente o il vizio di qualche piromane a trasformare in spettrali falò gli ulivi pugliesi? Direi che sia da escludere. E non dipende neppure dal gran caldo e dal fatto che quegli olivi possano avere fronde secche, colpite dal CoDiRO (Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo). Gli olivi bruciano perché qualcuno si da da fare ad innescare le fiamme ai loro piedi, uno per uno, lasciandoli poi ardere per giorni in modo che il fuoco raggiunga anche le radici e finalmente queste piante secolari e indistruttibili muoiano veramente. In Puglia gli ulivi del Salento, dopo la tragica vicenda xylella, che abbiamo raccontato nel documentario Legno Vivo, vengono fatti bruciare per liberare i campi, così si satura l’aria di fumi peggiorando, se possibile, la situazione ambientale di un territorio arido, con pochissimi boschi, che senza il presidio delle sue foreste di olivi, corre veloce verso la desertificazione. 

Mappa degli incendi in Salento, Puglia

Con l’incenerimento dei meravigliosi olivi secolari muore tutto il territorio salentino, senza fare notizia. Una miriade di roghi puntuali non si raccontano, arrivano agli onori della cronaca nazionale solo gli incendi che annientano parecchi ettari di territorio boschivo. La gravità di tali atti grida vendetta, ma a cercare giustizia e verità sono solo i cittadini attivi, come il gruppo facebook Salviamo gli Ulivi del Salento, che sta raccogliendo firme per sostenere dieci domande in attesa di risposta rivolte alle istituzioni, la prima delle quali è proprio: perché bruciano gli olivi?

Le dieci domande sugli incendi

  • Perché bruciano gli ulivi (e non solo?)
  • Cos’è verde in Salento?
  • Perché la distinzione tra incendi agricoli e boschivi?
  • Perché il Salento si sta desertificando
  • Perché anche i Vigili del fuoco sono lasciati soli?
  • Perché il silenzio di politica e istituzioni sul fuoco e l’abbandono?
  • Siamo condannati a una lenta asfissia?
  • Piantiamo alberi o pannelli fotovoltaici?
  • Esiste un problema acqua nell’agenda politica?

Salviamo gli Ulivi del Salento ha diffuso anche una mappa che mostra chiaramente l’entità del fenomeno (guarda foto qui sotto), in cui si vede la miriade di roghi accesi nel tacco d’Italia, una catastrofe che si ripercuote subito anche sulla salute dei suoi abitanti, costretti a respirare quei fumi per mesi. La mappa è estratta dal Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Boschivi (EFFIS) del Programma di osservazione della Terra Copernicus, che localizza gli incendi sulla base delle anomalie termiche da essi prodotte. Con questa visualizzazione diventa più facile comprendere che il fenomeno non può essere catalogato come un problema locale. Le fiamme sono causa e conseguenza della gestione sconsiderata e dell’abbandono di un territorio, preda delle speculazioni, destinato ad essere sfruttato, finché sarà possibile, per dell’agricoltura industriale o come supporto morto di distese di parchi fotovoltaici. E tutto accade mentre a pochi chilometri i vacanzieri si godono le acque trasparenti del Mar Ionio e il Salento è raccontato come uno dei paradisi italiani.

mappa degli incendi in Puglia

Mappa degli incendi in Salento, Puglia 2018-2021. Fonte EFFIS

Il fuoco come ritorsione e minaccia 

Appiccare un incendio è un classico atto minatorio per fiaccare la resistenza di chi è impegnato nella difesa di un territorio. Un’azione vigliacca, che si può compiere facilmente, a cuor leggero, confidando dell’impunità, facendo finta di non conoscere che potrebbe costare la vita ad esseri umani, oltre che alle piante e agli animali che finiscono arsi. Un metodo molto usato nel sud Italia (ma non esistono luoghi esenti da comportamenti “mafiosi”). Molti incendi vengono provocati per questa ragione, per distruggere il bello e il buono che certi uomini vogliono creare o difendere. 

olivo incendiato in Puglia

olivo secolare incendiato in Puglia, nel terreno di Francesco Mastroleo. Foto Elena Tioli

Quaranta olivi secolari bruciati

Sempre in Puglia, un po’ più a nord del Salento, in provincia di Bari ci sono gli oliveti di Francesco Mastroleo, imprenditore agricolo che combatte contro l’utilizzo dei pesticidi e lo sfruttamento della terra nella sua Regione. L’ho conosciuto girando il documentario Legno Vivo, è lui che ci ha spiegato il metodo Xylella, ovvero la strumentalizzazione del batterio patogeno, che colpisce alcuni olivi, per la definitiva distruzione del patrimonio arboreo pugliese e il conseguente land grabbing (accaparramento di terre) in quei territori. Nel documentario abbiamo raccontato l’incendio appiccato in uno dei suoi oliveti nel 2019, nell’estate 2022 ha ricevuto un nuovo attacco incendiario che ha completamente distrutto 40 olivi secolari e danneggiato molte altre piante. Qui sotto un estratto del suo racconto dopo i roghi.

Abbiamo portato acqua con i secchi, riempito gli spazi tra le radici di terra con le mani, tagliato rami e fronde col seghetto per non far prendere le chiome. Da mezzogiorno fino a notte fonda… Tre camion dei Vigili del Fuoco non sono riusciti a raggiungere il terreno: troppo grandi i mezzi, troppo strette le stradine. Non passavano. Per tutto il pomeriggio i pompieri hanno guardato bruciare gli alberi limitrofi al loro parcheggio. Altre squadre con i pick-up invece ce l’hanno fatta… Dieci ore dopo l’inizio di quest’inferno arriva la polizia municipale per dirci che ce la siamo cercata, che probabilmente diamo fastidio a qualcuno e che ce ne dovremmo andare da qui”.

Qui potete sostenere Francesco Mastroleo ed il progetto di rigenerazione di Torre dei Mastro (produzionidalbasso)

un albero secolare in fiamme

un olivo secolare dato alle fiamme nel terreno di Francesco Mastroleo. Gli inneschi sono stati posizionati dentro al tronco. Foto di Elena Tioli

Avete letto bene, proprio loro, i custodi locali della legalità, hanno completato la minaccia. Non sarebbe colpa di chi appicca gli incendi, ma di chi se la cerca. Ebbene non è così che deve finire. Incendi, sempre più vasti e distruttivi, riguardano tutto il mondo. I danni all’ambiente sono incalcolabili e contribuiscono a far precipitare la situazione, già critica, dei cambiamenti climatici. Segno che la violenza e la mentalità dello sfruttamento e della sopraffazione, con ogni mezzo, sono diffuse in tutto il Pianeta. Una sequela di crimini da fermare, altrimenti saranno vani tutti gli sforzi degli uomini di buona volontà che credono ancora che sia possibile salvare la Terra e i suoi abitanti.  

Francesca Della Giovampaola

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Documenti e fonti
Cause degli incendi boschivi (Protezione Civile)
Mappa incendi Salento (EFFIS)
Mappa degli incendi forestali in Europa, Medio Oriente e Nord Africa (inglese, EFFIS)
EFFIS, European Forest Fire Information System (inglese)
Mappa degli incendi in tempo reale (EFFIS)

Video
Legno Vivo. Xylella oltre il batterio (documentario integrale)
L’affare biomasse e la razzia dei boschi 
Lo sapevi che puoi fare l’orto sotto l’olivo
Come gestire i boschi italiani con Alessandro Bottacci (podcast)
Cosa sta succedendo ai boschi italiani con Bartolomeo Schirone (podcast)

Per approfondire
Raccolta firme Salviamo gli ulivi del Salento
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Approfondimenti
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