L’Italia è percorsa dal fuoco. Le notizie di roghi devastanti si inseguono e si perdono. Ogni tanto un incendio più esteso o distruttivo fa notizia, ma la maggior parte restano un problema locale, più o meno rilevante in base al fastidio che arreca il fumo sprigionato. In Europa e in altre parti del mondo le cose non vanno meglio. Così, mentre ci arrovelliamo su come riuscire a piantare in tempo miliardi di alberi, prima che il clima impazzito renda la vita sul pianeta sempre più dura, gli alberi ancora vivi si perdono a gran velocità, insieme alla biodiversità animale e vegetale e al poco tempo che ci resta per fare qualcosa.
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Il disastro degli incendi in Sardegna
olivastro secolare bruciato in Sardegna, foto di Maria Giovanna Campus
I ventimila ettari di boschi cancellati in Sardegna nelle zone del Montiferru, Marghine e Planargia, in cui sono sono stati annientati alberi secolari, greggi, animali selvatici e anche infrastrutture, sono riusciti a scuotere dal torpore i media e l’opinione pubblica. Non poteva essere altrimenti di fronte a tale disastro, ma resta il dubbio che il quadro generale della situazione non sia stato ben compreso. Ricercatori con diverse specializzazioni ci avvertono da decenni che il riscaldamento globale in corso sta velocemente modificando il pianeta, rendendo sempre più aree inospitali a molte forma di vita. Gli incendi sono causa e conseguenza di tutto questo, quindi le fiamme alimentano un circolo vizioso che, accelerando i processi ci sta facendo precipitare nel preannunciato baratro prima del previsto. Bruciando gli alberi ci priviamo di preziosi magazzini di CO2 e immettiamo in atmosfera in poco tempo grandi quantità d’inquinanti che non fanno altro che peggiorare la situazione.
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Gli olivi che bruciano in Salento preannunciano il deserto
Se è vero che le alte temperature e la siccità favoriscono gli incendi, è ingenuo pensare che non sia proprio la mano consapevole dell’uomo ad appiccare la maggior parte di essi. Sarà accaduto nei roghi sardi, in quelli siciliani e negli altri in giro per l’Italia. E accade ogni giorno in Puglia dove gli alberi trasformati in torce fanno meno notizia. A bruciare sono spesso gli olivi, i bellissimi alberi millenari del Salento, già duramente colpiti da cattive pratiche agricole, da inquinamento e da molteplici interessi. Il batterio Xylella, si dice, li ha fatti disseccare e adesso sono solo un impiccio da rimuovere, una spesa che si può evitare se si trasformano rapidamente in cenere. In realtà le cause del disseccamento sono molteplici, come spiegato nel documentario Legno Vivo e sono innescate, soprattutto, da comportamenti dell’uomo. Per cercare di arginare gli incendi degli alberi pugliesi, il gruppo Facebook Salviamo gli Ulivi del Salento, ha organizzato una petizione che ha raccolto già 35.000 firme. Nel documento si chiede alle istituzioni di favorire una ricostruzione ispirata ai principi di biodiversità.
Le fiamme pugliesi sembrano non dare troppo fastidio ai villeggianti accalcati sulla costa e apparentemente non devastano ecosistemi, già ridotti ai minimi termini. In realtà i roghi preannunciano il deserto. In una terra calda e arida non c’è speranza. Anche se arriveranno i soldi per nuovi impianti e nuove colture, niente potrà restituire il presidio ecologico fornito dagli ulivi secolari se non si rispetta l’ecosistema. Questi monumenti della natura sono piante generose con la terra, che rinfrescano e nutrono con le riserve d’acqua che sanno accumulare. Se non salvaguardiamo i nostri alberi antichi, i pozzi, già scarsi e profondi, non basteranno e nessuno saprà opporsi alla trasformazione di una terra fertile in una landa desolata.
Gli incendi di natura dolosa sono legati all’idea che sia possibile cambiare la destinazione dei boschi (urbanizzazione) nel tentativo di eludere le normative vigenti che la escludono. Altre cause riguardano quel circolo vizioso che prende il nome di “industria del fuoco”: appiccamento, spegnimento, ricostituzione, poi l’intimidazione e la vendetta. Se gli incendi sono ripetuti, particolarmente su terreni in forte pendenza e su substrati friabili, causano smottamenti, frane, eventi alluvionali.
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Chi ha causato gli incendi in Sardegna?
Tale destino riguarda sempre più terre, fin qui abitabili dall’uomo. Subito dopo la maggior parte degli incendi che devastano qualche bosco e che per qualcuno sono un ottimo affare (tra di loro si potrebbero cercare i responsabili), si spalanca il vuoto. Scompaiono economie, tradizioni, biodiversità, riserve di risorse, ecosistemi fondamentali per la tenuta dei cicli naturali che hanno reso bello e prospero il Pianeta Terra. Le conseguenze sono note: desertificazione, povertà, migrazioni, malattie.
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Gli incendi che mandano in fumo tanti alberi, rendendo vano l’impegno profuso nel piantarli per ripristinare l’immenso patrimonio arboreo perduto negli ultimi due secoli, sono un crimine da contrastare con la massima decisione. Per sostituire gli effetti benefici per l’ambiente di un albero secolare servono decine di alberi giovani.
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La prevenzione degli incendi deve essere una priorità nel nostro Paese (e nel Mondo), l’individuazione dei responsabili perseguita con ogni mezzo a disposizione. Inoltre per chi fa attività anti incendio, evitare i roghi deve diventare economicamente più vantaggioso che spegnere incendi già appiccati. Tali crimini hanno conseguenze tanto gravi da mettere a rischio la sopravvivenza di tutti ed evitarli è fondamentale per non rendere vana ogni altra iniziativa per contrastare i cambiamenti climatici.
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Tristezza e condoglianze alle vittime dei recenti incendi.
Preserviamo i nostri amati alberi dal riscaldamento globale. Chiediamo prevenzione concreta ai nostri amministratori comunali, provinciali e regionali. Non chiudiamo la stalla quando i buoi sono scappati.
Noi possiamo fare molto con poco per mitigare il riscaldamento globale.
Leggi la petizione è stata scritta con serietà e buon senso.
“Riduci le emissioni di CO2, firma la petizione per ridurre la velocità veicolare”
https://www.change.org/Pi%C3%B9Alberi-MenoCO2
La terra ringrazia