“Impariamo a prenderci cura di Madre Terra, ad amare noi stessi e a riconoscere l’altro”. Il messaggio dello sciamano della Groenlandia Angaangaq (il nome è difficile ma lui si fa chiamare semplicemente zio), colpisce dritto al cuore e ci illumina su ciò che abbiamo perduto: la consapevolezza di noi, il rispetto per la natura e per le persone.

L’incontro tra lo sciamano e i ragazzi del Liceo Scientifico Enriques di Acilia, a Roma, è stata un’esperienza emozionante che ha segnato non solo gli alunni ma anche gli adulti presenti. “Più volte mi sono commosso” racconta il professore di lettere Marco Alessandri al termine delle due ore di “lezione”. È stato proprio Alessandri a portare lo sciamano della Groenlandia nella scuola di Acilia. “Abbiamo sentito che la forza di quest’uomo, la sua carica energetica e l’immensa umanità, potesse essere un’esperienza importante per i nostri studenti”. Angaangaq ha conquistato la fiducia dei ragazzi affrontando temi cruciali come il cambiamento climatico, il rispetto di madre terra, l’importanza di conoscere e amare sé stessi per poter rispettare l’altro.

“La cosa più importante è che molti ragazzi al termine della lezione sono venuti ad abbracciarmi” spiega Angaangaq. “Ecco cosa faccio: io do abbracci, ho dato abbracci a milioni e milioni di persone. Questo perché? Perché è importante connettersi. Solo quando mi connetto con il cuore di una persona, il ghiaccio nei nostri cuori inizia a sciogliersi e quindi iniziamo a riconoscerci, a vederci a vicenda. Ma se vai nella stazione centrale di Roma, nessuno si riconosce, nessuno si dice buongiorno“.

I nostri ragazzi sono la nostra speranza

Angaangaq per anni ha girato il mondo, andando a raccontare cosa sta succedendo nella sua terra: le conseguenze dello scioglimento dei ghiacciai e dei cambiamenti climatici. Dopo questa trasferta in Italia, tornerà a casa per stare vicino alla moglie, che ora è malata. Ma oggi si concentra sulle nuove generazioni. “I ragazzi sono la cosa più importante, sono la nostra speranza e il nostro futuro” spiega, “Insegniamo loro l’alfabeto, i numeri ma non a riconoscere un anziano ascoltando il suo cuore, non a percepire una persona guardandola negli occhi. Dobbiamo insegnare ai ragazzi la riconoscenza, la gratitudine verso la terra, verso gli altri. Poi non riconosciamo la bellezza dei ragazzi, non parliamo delle bellezze che abbiamo”. “Se invece riconosciamo la bellezza che i ragazzi hanno, allora loro saranno la bellezza dell’Italia. E l’Italia ha bisogno di bellezza, non quella architettonica ma quella che viene dalle persone”.

Lo zio della Groenlandia e i ragazzi al termine della lezione

Come possiamo invertire la tendenza? Come possiamo prenderci cura del nostro pianeta? “Fai qualcosa! Mio padre diceva che non è una questione di sapere ma di agire. Non aspettare per il miracolo senza fare niente. Tu sei il miracolo. Agisci e non aspettare che il miracolo arrivi perché non arriva se non credi in te stesso”. Angaangaq insegna ai ragazzi anche la riconoscenza verso la natura, ad ogni nostra azione corrisponde una reazione. Se buttiamo della plastica a terra, in città, questa va a finire negli oceani, va ad alimentare i pesci e finisce quindi anche nella nostra catena alimentare. “Il nostro cibo è davvero importante. Oceani, laghi, uccelli, animali di tutti i tipi: anche le mosche e gli insetti striscianti sono importanti, sono anche loro il nostro cibo. Nel modo in cui viviamo in Europa, in Italia e in altri paesi, inquiniamo la terra e quindi anche il nostro cibo. Quando inquiniamo la terra, ci mangiamo sostanze chimiche e ci avveleniamo. Quando il contadino sparge diserbanti, noi ci avveleniamo. Ma non diciamo nulla e non vietiamo che questo avvenga e continuiamo a comprare cibo avvelenato. Dovremmo fermarci”.

A lezione da Angaangaq e quello spirito dell’orso polare

Angaangaq mentre abbraccia uno studente

Una lezione di vita e di amore che va ben oltre il tema dei cambiamenti climatici, dell’educazione all’ambiente che “lo zio” della Groenlandia ha trasmesso ai ragazzi con semplicità e immediatezza, grazie ai suoi profondi abbracci, ai silenzi e ai suoi canti. Angaangaq è davvero in grado di far sentire qualcosa di profondo, una nota ancestrale che emoziona e scioglie il ghiaccio nel cuore delle persone. Un momento su tutti, che ha commosso la platea, è stato il canto che lo zio della Groenlandia ha deciso di dedicare a un ragazzino che aveva chiesto cosa fosse l’osso che teneva al collo. “È un dente di orso polare che porto da 25 anni”. “Incarna il mio spirito”, ha spiegato avvicinandosi al ragazzo. “Ora ti faccio sentire lo spirito dell’orso polare”. Poi in piedi di fronte allo studente ha intonato il canto, una cerimonia che a detta di chi lo conosce da tempo è molto rara. Nell’aula si è creata un’atmosfera sacra, un silenzio irreale al termine del quale Angaangaq ha abbracciato il ragazzo e poi, finito l’incontro, un membro del suo staff ha donato il suo talismano al giovane studente. La cerimonia eseguita da Angaangaq è molto rara e per la prima volta è stata immortalata dalle telecamere.

“Per me questa è una medicina (Ndr il talismano dente di orso). La chiamo medicina perché incarna lo spirito dell’orso polare, mi dà forza, non nei miei muscoli bensì nel mio spirito. Ecco perché è una medicina. Se non credo che possa darmi forza, allora è solo un accessorio. Ma se credo davvero di portare con me quello spirito, allora fa una grande differenza nella mia vita. Ed è davvero così. L’ho portato con me per 25 anni, ho viaggiato per 70 paesi e incontrato i più grandi della terra: Nelson Mandela, Dalai Lama, presidenti e primi ministri da tutto il mondo. Ovviamente li ho abbracciati tutti!”.

Filippo Bellantoni

 

Angaangaq incontra gli studenti (video)

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